Gesuiti
MAGIS
Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Diritti fondamentali Gesuiti contro siccità, carestia, guerra
Kenya,

Gesuiti contro siccità, carestia, guerra

«La tempestività con il cui il MAGIS si è attivato nella risposta alla carestia, la qualità del lavoro dei partner in loco in contesti estremamente difficili mi fa esser fiero della nostra organizzazione. Non possiamo contare su grandi risorse, e forse nemmeno ne abbiamo bisogno, ma la solidarietà concreta, inculturata e prudente mostrata dai nostri interventi è stata salutata con grande gratitudine dalle persone colpite dalla carestia e dai gesuiti e laici che sono al loro fianco». Il presidente della Fondazione MAGIS riassume così lo sforzo impiegato in Kenya e in Sud Sudan per rispondere all’emergenza siccità che ha colpito il Corno d’Africa. «[Il nostro impegno] è una goccia nell’oceano delle sofferenze di questo continente, ma è comunque importante», ha aggiunto il presidente.

La missione in Kenya si è svolta, dal 26 marzo al 7 aprile, in due contee: Baringo e Isiolo. In entrambi di questi posti il MAGIS ha finanziato una distribuzione di cibo alla popolazione colpita dalla carestia. Per la gente che vive in contee isolate si tratta un aiuto fondamentale. A causa dell’altissimo livello di corruzione le risorse per garantire la sicurezza alimentare (almeno dei soggetti più vulnerabili come anziani, malati, donne con bambini piccoli) sono sottratte dai politici del luogo.

Dal 26 giugno al 6 luglio si è svolta la missione in Sud Sudan, che ieri 9 luglio ha celebrato il sesto anniversario dell’indipendenza. Tale missione è nata dalla necessità di capire come poter aiutare le popolazione colpite dalla carestia e che sono intrappolate dalla guerra civile che sta paralizzando il Paese. In Sud Sudan non è possibile usare le vie di comunicazione per spostarsi, solo voli aerei delle Nazioni Unite e qualche sparuta compagnia commerciale. Il personale umanitario è stato bersaglio di diversi atti di violenza, dal 2013 a oggi 83 cooperanti sono stati uccisi. Diverse operazione umanitarie hanno dovuto spostarsi altrove nel paese a causa dell’insicurezza della zona.

La prima tappa è stata la scuola di Wau. Chiusa dal 1987 al 2008 a causa della guerra, è stata riaperta nel 2007. Negli ultimi dieci anni ha conosciuto diversi episodi di guerra civile in quanto è situata nella parte ribelle della città, quelle dell’etnia bandala in contrasto con l’etnia al governo i dinka. «Nelle diverse riunioni che abbiamo tenuto in loco – spiega il Presidente – sono emerse diverse proposte di collaborazione: animazione rurale per i piccoli coltivatori locali per la sicurezza alimentare, educazione alla pace fra i giovani della Loyola School, incontri con i leader di diverse fazioni, borse di studio, migliorare la varietà della mensa scolastica».

A Rumbek, la seconda tappa, la situazione è un po’ diversa. Qui la priorità è il disarmo dei civili. In particolare i giovani di diversi clan dell’etnia dinka che muoiono scontrandosi. La carestia è talmente diffusa nelle campagne che i giovani (al contrario degli anziani) con le armi rubano e rapinano per la fame.

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