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Amazzonia brasiliana: il grido degli esclusi per la giustizia

Bambini che partecipano alle attività del Centro Alternativo di Cultura (CAC)

Riportiamo l’articolo apparso sul sito REPAM della Rete Ecclesiale Panamazzonica (Rede Eclesial Pan-Amazônica), in cui l’attivista Juscelio Pantoja, nativo amazzonico, collaboratore della Fondazione MAGIS per i progetti riguardanti la giustizia socio-ambientale, illustra l’impegno e la lotta delle popolazioni locali per la salvaguardia del creato e la giustizia sociale.

Grido degli Esclusi e delle Escluse 2025: voci che riecheggiano dai territori

Il “Grito dos Excluídos e Excluídas” (Grido degli Esclusi e delle Escluse), creato nel 1995, è diventato uno spazio collettivo di resistenza, ascolto e mobilitazione popolare, riunendo movimenti sociali, pastorali, organizzazioni e istituzioni che operano in difesa della vita, della dignità umana e dei diritti fondamentali. Per Juscelio Pantoja, del Centro Alternativo di Cultura e coordinatore locale del Grito, «l’importanza storica del Grito ha a che fare, in primo luogo, con l’organizzazione collettiva dei movimenti sociali, delle pastorali sociali, dei partiti politici, delle organizzazioni e delle istituzioni che hanno sempre lavorato e lavorano in difesa della vita, per la promozione della dignità umana e per la garanzia e la difesa dei diritti umani». Egli sottolinea che il Grito continua ad essere «quello spazio collettivo di ascolto, pianificazione e organizzazione delle voci degli esclusi e delle escluse dalla società».

Attività di sensibilizzazione del CAC nella foresta

Nel 2025, i temi principali del Grito dialogano con le sfide attuali del Paese e del mondo. Uno di questi è il ricordo dell’enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, che Pantoja definisce come “un invito a continuare il lavoro che stiamo facendo per affrontare i cambiamenti climatici e i disastri ambientali, che hanno un impatto diretto sulle comunità e sulla vita delle persone, in particolare quelle più vulnerabili”. Un altro asse centrale è la difesa della democrazia e della sovranità popolare, di fronte alla fragilità dei processi democratici e all’avanzata delle pratiche autoritarie. “Abbiamo lottato e difeso il fatto che il nostro Paese è un Paese sovrano, che le libertà individuali sono un diritto e che i Paesi sono rafforzati dalla loro sovranità. Questo ha a che fare con la stessa celebrazione del 7 settembre: quale indipendenza celebriamo e quale indipendenza viviamo?”, chiede il coordinatore.

Anche il tema della giustizia sociale e fiscale è presente, con la denuncia delle disuguaglianze e la lotta per misure concrete di ridistribuzione. “Abbiamo messo in primo piano la lotta contro le esclusioni che viviamo in questo Paese, difendendo la tassazione dei super ricchi, la valorizzazione dell’orario di lavoro e del lavoro stesso, oltre all’esenzione fiscale per i più poveri. Il referendum popolare che si terrà quest’anno fa parte di questo processo, in particolare per quanto riguarda la riduzione dell’orario di lavoro senza riduzione salariale, responsabilizzando i super ricchi sulla via della giustizia sociale”, spiega Pantoja.

Nel contesto amazzonico, in preparazione alla COP30, il Grito ha dato priorità alle voci dei territori. I popoli indigeni, i quilombolas, i ribeirinhos e i giovani sono protagonisti, portando le loro denunce e proposte. “Dal 2023, abbiamo fatto una scelta metodologica di scendere nei territori, ascoltare i più vulnerabili e permettere loro di essere i detentori delle loro voci, delle loro agende”, afferma Pantoja. Ricorda che non si tratta di parlare per i popoli, ma di garantire che abbiano le condizioni reali per esprimersi: “È necessario valorizzare e rispettare i protocolli di consultazione preventiva, libera e informata. Non è ancora l’ideale, ma è già un modo per far sì che queste riflessioni entrino a far parte delle decisioni governative”.

Amazzonia brasiliana

Nel corso della sua storia, il Grido degli Esclusi e delle Escluse ha già dimostrato la sua capacità di influenzare le politiche pubbliche, rafforzare la società civile e mantenere viva la speranza di un Paese più giusto, sovrano e inclusivo. Come conclude Juscelio Pantoja, “l’impatto del Grito sta nella pressione che rafforza la certezza che un altro modello di società è possibile, un modello in cui tutti abbiano voce, dignità e spazio”.

È in questo contesto che si inserisce il progetto “Far Fiorire la ReEsistenza e l’Autonomia per una giustizia climatica in Amazzonia brasiliana”, promosso dalla Fondazione MAGIS ETS in sinergia con il Centro Alternativo di Cultura, e avviato ad aprile 2025 grazie ai fondi dell’8xmille della Chiesa Cattolica (CEI). Obiettivo dell’iniziativa è quello di dar voce alle comunità locali dell’Amazzonia brasiliana, ai bambini, adolescenti e donne, principali vittime delle minacce legate all’espansione dell’agricoltura intensiva, all’allevamento di bovini, all’estrazione mineraria, al disboscamento e alle centrali idroelettriche. L’idea progettuale è quella di accompagnare i minori e le donne in un processo di consapevolezza e autodeterminazione, di cittadinanza attiva e di resistenza, a salvaguardia della cultura amazzonica e a tutela dell’ambiente.

Vai all’articolo originale in lingua portoghese

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