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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Notizie Anche i missionari e i cooperanti protagonisti del Giubileo. L’esperienza del MAGIS
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Anche i missionari e i cooperanti protagonisti del Giubileo. L’esperienza del MAGIS

Bongiovanni, “c’è un Giubileo dei ricchi e uno dei poveri. E il tema della ‘speranza’ ci chiama ad essere anche operatori di giustizia”

ROMA, 16 DICEMBRE 2024 – Il Giubileo 2025, che inizierà il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa di San Pietro da parte di papa Francesco, sarà un momento di grande riflessione e animazione nella Chiesa. E anche le organizzazioni missionarie si sentono partecipi e protagoniste di questo evento, portando il loro contributo di opere che lavorano nei contesti più difficili, a diretto contatto con le situazioni di grande povertà e sofferenza.

“Nella situazione attuale anche il Giubileo può mettere in evidenza le contraddizioni esistenti nel nostro mondo, nel senso che c’è un Giubileo dei ricchi e un Giubileo dei poveri, di chi può disporre di risorse per viaggiare e di chi invece vive nell’estrema povertà quotidiana”, dice il prof. Ambrogio Bongiovanni, presidente della Fondazione Magis, opera missionaria della Provincia euro-mediterranea dei Gesuiti. Ma soprattutto, “la dimensione di questo Anno Santo come ‘Giubileo della speranza’ – una speranza che nasce dalla fede – ha a che fare con la giustizia. Essere ‘pellegrini di speranza’ significa che dobbiamo mettere in movimento la giustizia e dunque essere operatori di giustizia e di pace”.

Per Bongiovanni, questa “è una questione molto importante. Il Giubileo, nel suo significato più profondo, anche biblico, deve avere l’obiettivo di cercare di ripristinare una giustizia sociale, deve aiutare tutti a ‘fermarsi’ per ricostituirla, per far ‘riposare la terra’. Direi che dovremmo fermare anche i conflitti per permettere il ritorno della giustizia”. In altre parole, “il Giubileo è un tempo opportuno che ci può aiutare a vivere nella consapevolezza dello squilibrio esistente a livello mondiale. E proprio per il suo originale rimando biblico dovrebbe aiutarci a riflettere sul tema della giustizia anche al di là delle sfavillanti proposte turistico-religiose. Insomma, aiutarci a comprendere interiormente la necessità di una conversione profonda alla pace e alla giustizia”.

Tra l’altro, secondo Bongiovanni, “qualcosa che forse dimentichiamo – e proprio in questi giorni c’è stato anche un nuovo appello di papa Francesco, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace – è la questione della cancellazione del debito estero dei Paesi poveri, che viene riproposta ad ogni Giubileo ma che a livello internazionale non viene affatto considerata”.

“Essa risale agli anni passati – prosegue il presidente del Magis -: con il documento della Commissione ‘Iustitia et Pax’ del 1986, durante il pontificato di Giovanni Paolo II, molto sensibile a questo tema, che ci riportava al discorso della giustizia, alla destinazione universale dei beni, alla terra donata a tutti da Dio. Il Giubileo deve riscoprire le radici, appunto bibliche, altrimenti diventa una delle tante occasioni celebrative che però non cambiano la realtà. Questo discorso è strettamente collegato al tema dello sviluppo, perché il debito internazionale è un ostacolo enorme per i Paesi più poveri con delle conseguenze che sono sempre disastrose per l’intera umanità”. Pertanto, “dobbiamo cercare di capire quale sia, su questi Paesi, l’impatto di tutta la dinamica giubilare”.

“Ci domandiamo spesso, che speranza può venire in contesti di morte e di distruzione come quelli che stiamo vivendo in maniera così eclatante oggi? – continua il presidente del Magis – Dove ora anche una certa etica della guerra è saltata, c’è l’orrore, non c’è solo la guerra, c’è l’orrore che è devastante e che punta a togliere la dignità, la speranza. Non è solo dannosa l’azione di un intervento militare con delle conseguenze di distruzione, oggi si punta a generare orrore e la gente percepisce l’orrore, percepisce qualcosa di ancora più profondo, di disumano: la guerra già è disumana di per sé, ma poi se a questo si aggiunge il voler distruggere, mortificare la dignità umana, questo crea tanti altri problemi. Però, nonostante ciò, noi vediamo sempre una resilienza che, alimentata dalla fede, diventa un potenziale per risorgere e sperare in una vita nuova. Questo è ciò che ci fa sentire ‘pellegrini di speranza’. Non solo noi come operatori, lo vediamo anche nelle persone che vivono queste situazioni”.

Per quanto riguarda la Fondazione Magis, è “l’opera di cooperazione missionaria internazionale della Provincia euro-mediterranea della Compagnia di Gesù. Essa pone al centro il tema di una condivisione missionaria seguendo le preferenze apostoliche universali della Compagnia. Si pone in maniera particolare l’obiettivo di ascoltare il grido dei poveri, dalle situazioni di maggiore emarginazione, e il grido della Terra. Il lavoro consiste nel prestare anche un servizio ad altre opere della Compagnia di Gesù nel mondo. Il Magis è nato come supporto ai Gesuiti missionari italiani ma oggi, essendo opera della Provincia euro-mediterranea, coinvolge più realtà. Ma soprattutto adesso è orientato a promuovere altre attività che riguardano la cooperazione missionaria della Provincia”.

Le aree di intervento sono varie: soprattutto l’educazione, ma poi c’è il tema dei diritti, della pace e del dialogo. Negli ultimi anni abbiamo sviluppato anche il settore della salute, infatti la Compagnia di Gesù si è orientata verso il tema della cura. In Africa siamo esposti con progetti di intervento sanitario specie nell’Africa sub-sahariana, sia con interventi di salute di prossimità sia nella formazione medico-ospedaliera. Ovviamente, lavorando sempre non solo per i cristiani ma per tutte le popolazioni indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa – sottolinea Bongiovanni, che è anche direttore del Centro Studi Interreligiosi della Pontifica Università Gregoriana -, il tema del dialogo interreligioso e interculturale è centrale, per cui i nostri progetti portano avanti questa sensibilità verso le varie differenze che incontriamo. Siamo presenti in circa 20 Paesi con una cinquantina di progetti in America Latina, Africa, Asia, e da tempo anche in Europa, in Albania”.

Sull’auspicio che la Fondazione Magis si sente di formulare in vista dell’Anno Santo, “quello principale è il cammino di conversione che ciascuno di noi deve fare – osserva Bongiovanni -. Parlando ai cristiani credo ci sia bisogno da parte di tutti di una condivisione, di mettere in movimento anche le nostre risorse economiche. Condividere con chi non ha accesso ai servizi primari. Parliamo della fame, la salute, l’educazione, questioni che noi nei nostri contesti occidentali diamo per scontate o superate. C’è uno squilibrio nel mondo e il Giubileo dovrebbe far sentire la necessità di ridimensionare questo divario. Lo possono fare tutti, non deve partire solo dalle istituzioni: penso che ci debba essere il coinvolgimento di tutti, di mettere in movimento quelle risorse che ciascuno, secondo le proprie possibilità, può dare. Le richieste che noi abbiamo sono di gran lunga superiori alle risorse di cui disponiamo. Quindi facciamo appello alla generosità e alla riflessione delle persone che sono intorno a noi: alle istituzioni ovviamente, ma anche alle persone perché tutto il lavoro che portiamo avanti si basa su risorse che riusciamo a ricevere da persone di buona volontà, da singoli cittadini, benefattori. Le istituzioni devono fare la loro parte nel prestare maggiore attenzione ai temi dello sviluppo, e il nostro lavoro è anche far presente loro che esiste uno squilibrio. Le risorse che vengono messe in campo nella cooperazione sono ancora insufficienti e al di sotto di quello che è l’obiettivo internazionale del famoso 0,7% del Reddito nazionale lordo, fissato dall’Agenda 2030. E questo purtroppo mentre si continua ad investire in spese militari”.

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