Gesuiti
MAGIS
Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
11 febbraio 2021

«Rischiamo di lasciare indietro ricerca e aiuti per altre malattie»

MAGIS Dicono di noi «Rischiamo di lasciare indietro ricerca e aiuti per altre malattie»

«Nell’Africa subsahariana si continua a morire di malaria, di epatite e di poliomelite e l’Aids non è di certo sconfitto anche se non se ne parla più, ma ora tutti gli sforzi sono concentrati sul Covid e c’è il rischio di lasciare indietro la ricerca e gli aiuti per queste altre malattie. Per ora non notiamo una recrudescenza, ma siamo comunque preoccupati perché l’incidenza delle morti per Covid è bassa, mentre i morti di malaria sono sempre migliaia». Così descrive la situazione che si sta venendo a creare in quel lembo d’Africa Sabrina Atturo, originaria di Acuto, nel Frusinate, giovane ma già con una vasta esperienza di cooperazione e ora responsabile del Progetto emergenza per il Ciad, finanziato dall’Agenzia italiana cooperazione e sviluppo e con la Fondazione Magis capofila. Ora comunque una grossa speranza arriva proprio da questo progetto, al quale sta lavorando intensamente anche l’università romana di Tor Vergata con il professor Vittorio Colizzi, specialista in malattie infettive: «Siamo di nuovo in partenza per N’Djamena – aggiunge la Atturo – dove, all’ospedale Le bon samaritain, l’unico al mondo gestito dai gesuiti, stiamo approntando un laboratorio specializzato nel Covid-19, oltre a formare il personale. Ma, una volta finita l’emergenza Covid, il laboratorio sarà un centro di ricerca e analisi per quelle ma-lattie tropicali che anche in Ciad continuano a seminare morte. Insomma, vogliamo andare oltre questa fase emergenziale, sperando magari nel finanziamento di altri progetti». Questo di progetto, intanto, contempla anche il via ad una azione di sierosorveglianza, l’acquisto di apparecchiature per fare test rapidi e di letti per la terapia intensiva. «Verrà lanciata anche un’indagine per capire le motivazioni, reali e scientifiche, alla base della scarsa incidenza che finora il Covid ha avuto su quelle popolazioni », aggiunge la Atturo, passata in mezzo a mille difficoltà per arrivare nei mesi scorsi a N’Djamena dopo la chiusura delle frontiere proprio per l’emergenza sanitaria, anche se il governo ciaidiano ha poi dato il via libera vista la grande importanza del progetto e le scarse risorse che potrebbe autonomamente destinare a ricerca e cura un Paese così povero, a maggioranza desertico. L’ospedale della capitale, fondato mezzo secolo fa dal gesuita padre Angelo Gherardi che continua a vivere tra i ciadiani, si regge infatti grazie anche alle donazioni straniere, ma senza dimenticare che, ad esempio per i dispositivi di protezione individuale per i sanitari, si sono rivelati preziosi i fondi dell’8xmille.

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