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MAGIS Cultura “Artisti oltre i Confini”, l’arte solidale in mostra a Lugano
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“Artisti oltre i Confini”, l’arte solidale in mostra a Lugano

Alcune delle opere degli Artisti Oltre i Confini in mostra a Lugano (marzo - aprile 2023)

“Sentinella, a che punto è la notte?” è un progetto espositivo che dal 25 marzo al 16 aprile 2023 vedrà in mostra a Lugano le opere degli “Artisti Oltre i Confini”, un collettivo che condivide con la Fondazione MAGIS il senso per un fine solidale dell’arte.

L’arte contemporanea, nei suoi numerosi linguaggi, non è mera decorazione, ma è anche un momento catartico per l’artista che vuol esternare i propri sentimenti e per l’osservatore che cerca un messaggio. L’arte autoreferenziale è in cerca di un mercato, rimanendo un prodotto superficiale e aleatorio anche quando si cerca di scovarvi un messaggio sociale.

Cosa può mai fare l’Arte in questo Mondo dove ha posto predominante una società dove vengono sanciti i diritti delle persone su carte, dichiarazioni e costituzioni, ma le libertà, le uguaglianze e le fraternità non sono per tutti, dove si parla di solidarietà, ma ognuno resti a casa sua, se non ha la fisiognomica giusta?

È quando l’arte informa correttamente che riesce a far riflettere sulla condizione nella quale noi viviamo, cercando di uscire dall’individualismo, per non temere il confronto con gli Altri di Noi. È a questo punto che l’Arte, anche se non arriva a cambiare il Mondo, può contribuire allo sviluppo della coscienza della società. Questo è ciò che l’Arte può fare per migliorare il Mondo e creare comprensione e sperare che le armi possano tacere non perché qualcuno si arrende, ma perché si rinsavisce e i popoli possono vivere con giustizia e senza prevaricazioni.

È in questo ambito che il collettivo “Artisti Oltre i Confini” collabora con la Fondazione MAGIS, coinvolgendo vari artisti nel sostenere i progetti di sviluppo e di solidarietà. Un gruppo di artisti di vari linguaggi e interessi che si confrontano in questa occasione con un tema ampio come quello di interrogare e far riflettere la “sentinella” che è in ciascuno di noi, “Sentinella, a che punto è la notte?” ma è una domanda che suscita altre domande, come ci fa notare il profeta Isaia, “Viene la mattina e viene anche la notte. Se vuoi interroga pure e torna a interrogare ancora”.

In una notte senza contorni e riflessi tutto si confonde; è con l’alba che le forme trovano una loro definizione, anche se la notte porta consiglio e alla notte, prima o poi, seguirà il giorno, ma il disorientamento non finisce e probabilmente nell’arte non si possono trovare delle risposte, ma sicuramente un’occasione per focalizzare la nostra riflessione sulle molte oscurità della nostra epoca, confidando in un’alba per disperdere i nostri dubbi, trovandoci faccia a faccia con le nostre paure.

È la notte che ci guida alla meditazione e, come nel libro di Nello Scavo “L’Orizzonte di notte non esiste”, tutto si mescola. Alcuni artisti scelgono l’Attesa, altri la Notte come tema della riflessione visiva o si rivolgono alla Sentinella, ma anche nella stasi c’è l’azione, come dimostra Nello Scavo con il suo essere testimone del momento in cui viviamo, “a che punto è la Notte”, offrendo con i suoi reportage più di un motivo per pensare ai terribili viaggi affrontati dal prossimo per trovare un luogo per vivere. A che punto è l’impegno della comunità internazionale per risolvere i conflitti che fanno tante vittime innocenti? E gli aiuti alle persone che non hanno voce nelle quotidiane cronache? L’ambiente può essere tutelato dalla ingombrante presenza umana?

Non solo i conflitti troppo grandi da fermare individualmente, ma la violenza e i soprusi nella quotidianità per un parcheggio o la precedenza al pronto soccorso e l’assassinio delle donne che rifiutano una convivenza con persone possessive. È in questa quotidianità che l’Arte può intervenire nel denunciare comportamenti.

In alcuni luoghi del Mondo, dove più dove meno, sembra di vivere il romanzo distopico della scrittrice Margaret Atwood “Il racconto dell’ancella”, con i Diritti negati a molti. Isaia, come ogni profeta, appare come un visionario, dai toni assertivi, come i poeti delle immagini e delle parole, portando alla riflessione.

Non ci sono diversità tra le persone ma solo delle differenze nel parlare e nelle culture che arricchiscono la conoscenza. Grazie all’arte si può andare oltre la contemplazione ed essere impegno nel dar voce al malessere di un’umanità stereotipata e ripiegata su se stessa. L’arte va insieme alla cultura anche se l’artista non è sempre una persona di cultura, ma fa cultura, mentre chi è di cultura non è necessariamente un artista.

Nella mostra si potrà trovare vari linguaggi artistici, ma semplificando avremo delle raffigurazioni iconiche e aniconiche, figurative e astratte, dove la narrazione fuori dagli schemi, a differenza di quella prettamente illustrativa, consente maggiori sollecitazioni alla fantasia, inoltre alcuni degli artisti presenti nell’esposizione sono anche poeti e scrittori che hanno coniugato la forza dell’immagine a quella della parola, definendo, senza alcun malinteso, la storia che si vede.

L’immagine come il suono è un linguaggio internazionale e ben più immediato nel comunicare sensazioni della parola. Preziose opere che rispecchiano espressività di quanti, svincolati per l’occasione dal mercato dell’arte, riescono ad interpretare il tema della mostra con libertà. Nell’arte, come nella società, ci sono persone aperte al noi e altre imprigionate sul proprio io. L’arte non deve creare muri ma gettare ponti, in un mondo nel quale esistono confini, si può andare oltre.

L’Arte deve andare oltre sè stessa con tutti i linguaggi che ha a disposizione, per non far stare solo bene nella semplice ammirazione dell’opera, ma anche far star male e riflettere nel condividere la sofferenza di Altri come Noi che vivono nel luogo sbagliato della Terra.

Condividere un’emozione è più facile attraverso le immagini e i suoni, prim’ancora che con le parole, ma l’impegno non può terminare con questa mostra ma continuerà perché lo sviluppo porta democrazia.

Progetti di sviluppo per rendere le comunità disagiate autosufficienti, dai costi inferiori se realizzati dal basso guardando le esigenze e non catapultati dall’alto senza un coordinamento con le persone del luogo.

Non tutti hanno il coraggio di Fratel Biagio o delle migliaia di missionari che vivono con le popolazioni, condividendo il disagio per collaborare e sostenerle nello sviluppo di un’economia adatta al luogo, ma tutti possono aiutarli a svolgere il loro impegno verso il prossimo, anche con un’opera d’arte, ben consapevoli del mondo che è al di fuori di noi.

Un progetto espositivo realizzato, grazie alla Fondazione Maghetti e alle Edizioni alla chiara fonte di Lugano, per far conoscere l’attività della Fondazione MAGIS e il suo interesse verso l’Arte e le sue implicazioni sociali.

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