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Aspettando la conferenza annuale MAGIS

Insieme ai poveri in un cammino di riconciliazione

In attesa di ritrovarci insieme sabato 25 e domenica 26 settembre per la conferenza annuale dal titolo “Camminare con i poveri verso uno sviluppo sostenibile ed etico”, proponiamo la lettura dell’editoriale del numero di giugno 2021 di GMI in cui Ambrogio Bongiovanni, Presidente della Fondazione MAGIS, esorta a porre l’opzione preferenziale per i poveri al centro del nostro agire

Camminare insieme ai poveri non può essere uno slogan! È un’espressione impegnativa per noi cristiani ed è parte integrante della “missione di giustizia e riconciliazione” che è dimensione della Missione di Amore di Dio.

Camminare insieme ai poveri è infatti la proposta di Dio il quale, in ogni momento fondamentale della storia della salvezza, ne ha richiamato la portata profetica fino a vederla incarnata nella testimonianza del Suo Figlio Gesù Cristo che inaugura la Sua missione richiamando le parole del servo sofferente di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19).

L’opzione preferenziale per i poveri è stata ribadita varie volte dal Magistero ecclesiale come modo di vivere la radicalità evangelica nel mondo e di affrontare le grandi sfide dell’umanità nel nostro tempo. È un’opzione che da sempre viaggia controcorrente alle logiche di potere e di dominio economico che aumentano le disuguaglianze socio-economiche dei singoli e dei popoli, per ribadire la necessità di ristabilire la giustizia e attivare processi di riconciliazione. Il camminare insieme ai poveri assume dunque per i cristiani una dimensione teologico-spirituale imprescindibile. Gesù ci ha mostrato e raccomandato la necessità di essere a fianco (per-con) ai poveri per camminare nella prospettiva del Regno di Dio. Egli considera inoltre i poveri come “beati”, non in un senso di passività ma come coloro a cui è dato un accesso al mistero di amore di Dio, più importante dell’accumulo materiale e di ogni altra logica di potere (Lc. 6,20-23). Le beatitudini dei poveri sovvertono pacificamente il potere perché donate agli uomini per ricordare che il Regno di Dio, prospettiva aperta a tutti, si raggiunge comprendendo proprio il senso misterioso della beatitudine della povertà. La ‘mancanza’ materiale è colmata dall’amore di Dio. Tuttavia non possiamo trascurare che il camminare con i poveri e gli emarginati vuol dire assumersi la responsabilità della loro condizione di privazioni, di curare le loro ferite, servirli, amarli, farsi carico delle sofferenze ed ingiustizie.

Dunque, in definitiva, il riferimento ai poveri nella missione cristiana presenta un duplice significato: da una parte l’essere con loro, l’accompagnarli in un processo di liberazione dalla condizione di sofferenza, povertà e ingiustizia; dall’altra, una dimensione spirituale con l’assumere noi stessi una vita di povertà evangelica come conversione interiore a Dio, segno di libertà e di non attaccamento ai beni materiali e al potere, per crescere nella comunione con Dio e con i fratelli, secondo le beatitudini. Il grido dei poveri richiama la giustizia e, se ascoltato, può permettere la riconciliazione con una terra devastata, con l’umanità, e con il Creatore.

La novità, carica di speranza in questo momento storico così complesso, viene anche dall’incontro su questi temi tra cristiani e credenti di altre tradizioni religiose. Il documento di Abu Dhabi[1] scritto da Papa Francesco e dal Grande Imam Al- Tayyeb, esprime nella singolare introduzione una speciale sensibilità interreligiosa per i poveri. È un appello alla Fratellanza Umana “che abbraccia tutti gli uomini, li unisce e li rende uguali” in nome di Dio, in nome della vita umana e… in nome “dei poveri, dei miseri, dei bisognosi e degli emarginati che Dio ha comandato di soccorrere come un dovere richiesto a tutti gli uomini e in particolar modo a ogni uomo facoltoso e benestante. In nome degli orfani, delle vedove, dei rifugiati e degli esiliati dalle loro dimore e dai loro paesi; di tutte le vittime delle guerre, delle persecuzioni e delle ingiustizie; dei deboli, di quanti vivono nella paura, dei prigionieri di guerra e dei torturati in qualsiasi parte del mondo, senza distinzione alcuna. In nome dei popoli che hanno perso la sicurezza, la pace e la comune convivenza, divenendo vittime delle distruzioni, delle rovine e delle guerre”.

Questo numero di GMI, continuando il percorso sulle Preferenze Apostoliche Universali, vuole offrire una riflessione su questo tema centrale della missione, come guida nel nostro stile di MAGIS, nel modo di intendere la cooperazione internazionale attraverso l’incontro dei volti e l’ascolto dei bisogni, insieme ai nostri partner, benefattori, sostenitori, volontari e collaboratori.

 

Ambrogio Bongiovanni
Presidente Fondazione MAGIS

 

***Al seguente link si può scaricare e leggere il numero 98 di GMI giugno 2021

https://www.fondazionemagis.org/pubblicazioni/gesuiti-missionari-italiani/

 

 

 

[1] Papa Francesco, Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, Documento sulla Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Libreria Editrice Vaticana, febbraio 2019.

 

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