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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Notizie Comunione, partecipazione, missione
Albania,

Comunione, partecipazione, missione

Il sinodo indetto dal Santo Padre ha avuto un certo eco anche nella nostra Chiesa. Inizialmente c’è stata un po’ di perplessità da parte di tutti di noi, soprattutto nel comprendere le domande implicate nel processo sinodale. Era necessario anche capire meglio come muoversi in modo concreto.
Dopo questo primo momento di perplessità, però, e dopo aver ricevuto gli opportuni suggerimenti, l’avvio è risultato agevole.

Gli attori coinvolti sono stati tanti: presbiteri, comunità parrocchiali, religiosi, religiose, gruppi di preghiera, giovani, adulti, scuole cattoliche, genitori dei ragazzi delle prime comunioni e cresima.
Ognuno di loro, in atteggiamento di obbedienza dello Spirito, ha fatto del proprio meglio per dare un contributo alla Chiesa universale. Sebbene la nostra sia una piccola Chiesa, in quanto al numero, l’idea
che forse il nostro contributo non avrebbe pesato o inciso in modo rilevante, non ci ha scoraggiati
affatto. Rispondendo alle domande della Segreteria Generale per questa assemblea continentale del
Sinodo a Praga, è possibile ribadire che la Chiesa, in Albania, ha una storia molto antica che conta una
fase di persecuzione di circa 5 secoli e mezzo: cinquecento anni di occupazione turca e cinquanta di
regime comunista, uno dei più feroci della storia umana. Gli anni della libertà religiosa sono invece
iniziati nel 1991, e da circa 30 anni abbiamo libertà di espressione di fede e di culto. Avendo alle spalle
una storia molto sofferta, ed avendo resistito, senza cedere, ai tanti assalti del male, la chiesa in
Albania ha continuato a credere e a non arrendersi, affidandosi all’unico Signore, Gesù Cristo, e alle
sue parole: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di
male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei
cieli” (Mt. 5,12). Per questo credo che il martirio degli uomini e delle donne, sia consacrati che non
consacrati, ci insegna che la comunione è possibile, nonostante le prove più dure. Ci insegna ad essere
fedeli a Dio. Un altro bel contributo alla Chiesa universale, la nostra comunità ecclesiale può offrirlo nel
campo del dialogo interreligioso. Le cinque confessioni religiose (islam, bektashi, ortodossi, evangelici,
cattolici) riconosciute ufficialmente dallo Stato, hanno costituito insieme un Consiglio interreligioso. La
Chiesa albanese è latrice anche di fondamentali valori umani: la famiglia (quale patto tra uomo e donna); la besa (fiducia nell’altro e onestà degli impegni assunti); l’accoglienza (nella legge consuetudinaria del Kanun si legge che “La casa è di Dio e dell’ospite”); il rispetto e la comunione nella diversità ecc. Oltre a promuovere questi valori, un altro elemento che riteniamo fondamentale, in questo tempo di grazia sinodale, è la bellezza dell’ascolto. Siamo infatti radunati dallo Spirito, e siamo uniti nell’ascolto di ciò che esso ha da dire “alle Chiese” (cfr. Apocalisse). Questo tempo ci ricorda anche che, da sempre ed anche oggi, il Popolo di Dio in Albania ha dimostrato grande fede nella Chiesa e nel Papa (non a caso la maggior parte dei Beati Martiri del XX secolo in Albania sono morti pronunciando le ultime parole: “Viva Cristo Re, Viva la Chiesa, Viva il Papa e Viva l’Albania”). È necessario ribadire questa testimonianza data dai nostri beati martiri, da Madre Teresa di Calcutta, e dai tanti missionari che molto hanno operato in questi anni di raggiunta libertà religiosa. Sinodo, significa camminare insieme, e camminare insieme comprende, necessariamente, l’ascoltare e l’ascoltarci. È questa la prima tappa di un cammino insieme.

Camminare insieme fa sì che gli stati d’animo si aprano, si coinvolgano per ascoltare in profondità ciò che disturba e non fa vivere in pace con sé stessi e con gli altri. Questo pezzo di strada, nel quale è necessario ascoltare e ascoltarsi, ci permette di addentrarci nella storia e poi raccontare la nostra. Il bello di questo ascolto e di questo camminare, è che “riscalda i cuori”. Una comunità è tale e sarà ancora più unita se saprà ascoltare il grido e il respiro dell’altro. Il sinodo, in sintesi, come suo primo obiettivo deve arrivare a riscaldare i cuori. La seconda tappa del cammino sinodale si chiama libertà. Se c’è una cosa che esso ci ha
insegnato, in questi tre anni, è proprio quell’atteggiamento fondamentale dell’amore che è appunto la
libertà di poter scegliere ed agire. Il camminare insieme, in libertà e alla presenza dello Spirito “che vi
insegnerà ogni cosa” diventa così una ricchezza anche per il mondo intero, chiamato a farsi voce,
soprattutto di chi è indifeso e vive vari svantaggi esistenziali. Se la sinodalità vissuta in questi anni non
ci avrà insegnato a essere occhio, orecchio e piede di coloro che sono privi di queste facoltà, allora
vorrà dire che il tempo trascorso è stato bello ed attraente, ma sostanzialmente inutile.

di don Mark Shtjefni, Rettore del Seminario di Scutari

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