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COP30, l’impegno MAGIS per la giustizia socio-ambientale

Clima: “Il grido dei movimenti sociali non resterà inascoltato”, assicura chi partecipa alla COP30 con le opere della Fondazione MAGIS

Juscélio Mendonça, coordinatore dei progetti sociali del Centro Alternativo di Cultura fondato dai Gesuiti: “avrà riscontro e inizierà a chiedere azioni sempre più concrete”

“Il grido insistente delle organizzazioni e dei movimenti sociali per una transizione energetica giusta e urgente non passerà inosservato; confido che troverà riscontro e, se non sarà ora, inizierà comunque a richiedere azioni concrete”. A parlare è Juscélio Mendonça, coordinatore dei progetti sociali del Centro Alternativo di Cultura (Cac), opera di promozione della giustizia socio-ambientale fondata 33 anni fa a Belém dai Gesuiti del Brasile.

A Belém, a partire dal 2024, il Cac ha partecipato attivamente alla preparazione e allo svolgimento della COP30, la Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamenti climatici, la prima sul suolo brasiliano ed amazzonico, che si chiude domani. E a sostenerne le iniziative è la Fondazione Magis Ets, opera missionaria della Provincia euro-mediterranea della Compagnia di Gesù, in particolare per quanto riguarda la promozione dell’educazione ambientale, della giustizia sociale ed ambientale e dell’ecologia integrale – sulla base anche dei dettami della Laudato si’ -, ritenendo la tutela dell’ambiente e la salvaguardia delle comunità indigene due aspetti fondamentali nella difesa della vita non solo in Amazzonia ma nell’intero pianeta. Quello riguardante il Cac è uno dei cinque progetti sostenuti dal Magis in Brasile, considerando anche quelli nel campo educativo e della sicurezza alimentare.

E anche grazie alle iniziative del Centro Alternativo di Cultura la voce delle comunità indigene è stata portata in questi giorni sulla tribuna della COP30. Con quali risultati? “Il Fondo per la Foresta Eterna Tropicale (TFFF), un’iniziativa globale guidata dal Brasile, rappresenta già un grande passo avanti – spiega Mendonça -. Due cose sono importanti in questo scenario: l’impegno degli Stati nazionali verso questo fondo e la partecipazione e il controllo sociale di piccole organizzazioni e movimenti di base, affinché questo fondo possa effettivamente raggiungere coloro che si prendono veramente cura, difendono e cercano di curare le ferite della terra in qualsiasi parte del mondo”.

Sull’attenzione riservata dalla Conferenza di Belém alle istanze e alle richieste delle organizzazioni popolari e indigene, Mendonça riferisce che “Il presidente brasiliano della COP 30, il diplomatico André Aranha Corrêa do Lago, pur assumendo un ruolo strategico nelle relazioni internazionali con i capi di Stato, ha dimostrato apertura e sensibilità nell’ascoltare e includere le voci locali, che sono le vere voci che lottano contro i problemi climatici e proteggono le foreste”.

Dopo una manifestazione del popolo indigeno Munduruku, è stato loro consentito di entrare nella zona blu per esprimere di persona le proprie preoccupazioni su uno scenario in cui gli Stati nazionali sembrano disinteressati a risolvere persino le crisi climatiche con soluzioni reali e tangibili”, racconta. Allo stesso modo, Aranha “si trovava insieme ad altri ministri di Stato brasiliani nell’area del Vertice dei Popoli per ascoltare le richieste provenienti dalle voci degli stessi bambini e adolescenti, nonché le richieste dei movimenti sociali. Entrambe le lettere indicano ‘soluzioni reali a problemi reali’. È chiaro che c’è ancora molto dialogo da fare in questi giorni e che dobbiamo proseguire il movimento esterno di Educazione all’Ecologia Integrale, Promozione della giustizia socio-ambientale e denuncia dei crimini climatici e dei danni causati, al fine di influenzare il reale impegno dei capi di Stato in materia di clima”.

È ​​anche chiaro che c’è una certa riluttanza ad affrontare la questione più come un bisogno di cura e sopravvivenza che come mezzo di profitto o di scambio commerciale – sottolinea Mendonça -. Ecco perché la continua mobilitazione è così importante”.

A proposito dell’azione svolta dal Cac in relazione alla COP30, Mendonça spiega che “dall’inizio del 2024, considerando il lavoro del Centro Alternativo di Cultura nei programmi Infanzia, Donne e Formazione di Leadership e Volontariato, abbiamo cercato di coordinarci con altre istituzioni, organizzazioni e movimenti per rafforzare, rendere visibili e promuovere le voci locali”

“Per quanto riguarda la leadership, abbiamo cercato di coordinare, partecipare e rafforzare, insieme a REPAM Brasile, alla Commissione Pastorale della Terra e alla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile, incontri, raduni e sessioni di ascolto nei territori delle popolazioni indigene, delle comunità quilombolas, delle comunità rivierasche, ecc., per consolidare un quadro di materiali, testimonianze e temi che permettesse la convergenza degli ordini del giorno e la canalizzazione di documenti, video e testi verso l’agenda delle organizzazioni e verso la lettera del Vertice dei Popoli alla COP30”.

Per quanto riguarda le donne, “abbiamo organizzato incontri locali, sessioni di condivisione di gruppi e incontri di donne per comprendere lo svolgimento della COP 30 in Amazzonia, le agende globali in questione e l’importanza dell’impegno, della partecipazione e dell’inclusione delle donne in spazi di riflessione, ascolto e advocacy: questo al fine di introdurre, favorire e promuovere l’ascolto e la convergenza delle agende e dei temi che influenzano la vita delle donne dai territori interessati a quelli che dovrebbero proteggere e sostenere la vita di queste donne”. “Abbiamo anche organizzato spazi in cui le donne potevano commercializzare e scambiare il loro lavoro e i loro prodotti attraverso fiere incentrate sull’Economia Solidale e sul Buon Vivere”, ricorda Mendonça.

Per quanto riguarda infine l’infanzia, “abbiamo coordinato e organizzato processi locali di ascolto e registrazione con oltre 60 organizzazioni, concentrandoci su visualizzazioni, percezioni e sogni di una vita migliore per il pianeta e per i bambini”. Sulla base di tale processo, “abbiamo mobilitato la partecipazione di bambini e adolescenti al Summit dell’Infanzia, un processo collettivo e organizzativo all’interno del Summit dei Popoli. Per tre giorni, bambini e adolescenti provenienti da diverse parti del mondo hanno potuto riflettere e presentare i loro programmi in una lettera indirizzata alla Presidenza della COP30”.

Vai al progetto MAGIS sulla giustizia socio-ambientale

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