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MAGIS Notizie Il MagisGiò a Lisbona per il “4° Convegno Internazionale sulla cura del Creato”
Portogallo,

Il MagisGiò a Lisbona per il “4° Convegno Internazionale sulla cura del Creato”

A cavallo tra luglio e agosto due giovani del MagisGiò, Marco M. Bongiovanni e Abdullah Haidari, hanno partecipato a Lisbona al “4° Convegno Internazionale sulla cura del Creato”. Di seguito riportiamo il coinvolgente racconto di Marco che, come tutti i ragazzi che hanno preso parte all’evento, è tornato a casa con un bagaglio pieno d’emozione e nuove consapevolezze.

Diario di viaggio – Lisbona 2023 (MAGIS)

Eccomi, dopo tanti anni finalmente parto di nuovo, questa volta, destinazione Lisbona. Non mi lascio sfuggire questa occasione offertami dal Magis, cui sottolineo calorosamente la mia gratitudine. È la mattina del 30 luglio e dall’aeroporto di Ciampino si parte. Come compagno di viaggio, nonché caro amico, al mio fianco c’è Abdullah. Dopo circa due ore e mezza di volo, atterriamo. Una volta fuori dall’aeroporto inizia il nostro vero e proprio viaggio. Noi e il nostro zaino da trekking, al cui interno un sacco a pelo gentilmente prestato, il nostro letto per queste due notti. Così, leggermente spaesati e pervasi dai rumori e dai suoni della città, e dal clima caloroso che potrebbe ricordare a tratti quello sudamericano, organizziamo le idee e ci muoviamo. Abbiamo come luogo di riferimento la Paróquia São Tomás de Aquino, a 6 km. In teoria, nella parrocchia saremmo stati ospitati entrambe le notti, poi il terzo giorno pronti per il volo di ritorno. Riceviamo notizie che, in pratica, dobbiamo recarci al Convento da Luz a Carnide, circa 2 km a Nord Ovest. Così, un po’ come il noto programma televisivo “Pechino Express”, zaino in spalle, ci mettiamo di nuovo in cammino. Percorrendo la strada, tra i palazzi alti e pinti portoricani, notiamo quanto sia accurata e organizzata Lisbona. Una volta arrivati, le facciate esterne della struttura del collegio sono un piacevole colpo rosa agli occhi.

In un veloce giro panoramico nell’istituto, ci fa strada un volontario della GMG. Ci mostra le camerate, occupate dagli ospiti arrivati da tutto il mondo per le Giornate, tra cui volontari, pellegrini, missionari, frati francescani minori cappuccini, e altre persone. Prima di congedarsi ci invita alla Messa che si sarebbe celebrata più tardi, alla Chiesa di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione, ubicata nella scuola. Perlustrando l’interno, più che camere erano vere e proprie aule, banchi e sedie impilati e disposti nell’atrio, gli armadietti multicolore degli studenti fiancheggiavano le pareti dei corridoi, spaziando a sinistra le stanze delle ragazze, a destra quelle dei ragazzi. Ovvio che fossero già tutte occupate. Gironzolando per i corridoi, diversi tentativi dopo, riusciamo a infilarci in una stanza destinata ad ospitare il gruppo dei frati francescani. Generosamente ci accolgono riducendo lo spazio circostante. Meglio di così! Ancora una volta in questo viaggio la Provvidenza ci ha teso la mano. Presi dal via vai costante di giovani nel corridoio usciamo, coscienti di avere a disposizione un piccolo assaggio della città. Sono le 18, sento di dover accettare l’invito. Allora mi reco alla Messa, e una volta entrato l’assemblea mi fa segno di raggiungerla in una sorta di presbiterio plateatico in legno. La celebrazione è contornata da canti tradizionali o inni di lode portoricani, in una composizione a più movimenti per due strumenti, chitarra classica e violino, accompagnata da voci calde, quasi baritone, animando quel silenzio meditativo, con melodie simili alla cantiga, puramente emozionante.

Terminata la messa, ci avviamo verso il centro. Durante la passeggiata tra i vicoli lungo la Rua do Alecrim, in discesa verso il mare, scorgiamo la Rua Cor de Rosa o pink street. Ci sediamo poi in un locale all’aperto vista mare, la “Reminiscencia”. Osserviamo da lontano, sulla sponda opposta del Tejo, sulle rive di Almada, l’imponente statua di Cristo Rei. Superata Piazza del Commercio proseguiamo dall’Arco da Rua Augusta fino al nostro ritorno. Ci stupiamo lungo il tragitto del panorama, dei colori vividi, carichi, del paesaggio e poter mirare le nuvole sfrecciare nel suo cielo brillante. Una volta rientrati in sede, prima del “coprifuoco” delle 22, lungo il corridoio sentiamo provenire della musica ad alto volume. Arriviamo nell’atrio principale, e al quanto sorpresi vediamo tutti i ragazzi del collegio in festa a ritmo di musica intercontinentale. In quel bellissimo chiasso, tutti sotto il palco a tifare la stessa squadra, all’unisono, mossi verso una direzione. Ci immergiamo nella festa e realizziamo che veniva presentato a intervalli di tempo un paese, e la gente che rappresentava la propria nazione apriva le danze con canti, balli e musiche tradizionali. E così, da lontano vediamo sul palco un ragazzo con in testa un sombrero intento ad arpeggiare una chitarra classica, e insieme ai suoi compagni emulare più similmente il gruppo dei mariachi. Ti distrai un attimo e da Ciudad de Mexico metti piedi a Bombai con i balli Boolliwoodiani. E così facendo si annuncia un altro paese, e un altro, e ancora. Poi però si fa tardi, dobbiamo riposare.

Sveglia alle 6, questa mattina saremo ospitati dalla Fondazione Giovanni Paolo II all’Università Cattolica Portoghese per il “4° Convegno Internazionale sulla cura del Creato”, il motivo della nostra presenza a Lisbona. Alle 9 veniamo accolti nell’aula magna. Inizia la giornata con una prima riflessione sul significato stretto di “ecologia integrale” al servizio della persona e dei più deboli. Segue Pablo Martinez de Anguita, professore al Dipartimento di Ingegneria Chimica e Ambientale, all’Università Rey Juan di Madrid. Ho avuto il piacere di ascoltare la sua testimonianza, oltre che arricchente mi ha colpito notevolmente. Impressionante il suo impegno, insieme a sua moglie, per la conservazione e protezione della natura. Essere in armonia con essa comprende conoscerne le fragilità. Analizziamo il concetto di unione e rispetto, partendo proprio dalla chiave dinamica che è l’Amore, movente di tutte le cose e di tutti gli esseri. Il suo entusiasmo spinge il prossimo ad essere più responsabile del Creato, la nostra Casa comune. Ribadisce, nel momento in cui siamo affascinati dal mondo, da un elemento o evento naturale che lo caratterizza, quel “Wow” carico di emozione fa scaturire in noi una netta dose di curiosità, un movimento che ci porta ad un “Ah, è così che stanno le cose”, perciò ricerca, approfondimento, per poi far uscire dalla nostra bocca un altro “Wow”, però questa volta più carico, convinto, e soprattutto coscienzioso e meno banalizzante. Certo che è spettacolare un tramonto o un crepuscolo, così come la natura è un grande shock, una meraviglia ai nostri occhi, come i suoi doni, le infruttescenze, le colture, una gioia per il nostro palato. Preserviamo questa gemma, capiamo quanto è fragile, boicottiamo questo stile di vita ammalante perché di questo passo stiamo solo alimentando la nostra più avida ingordigia. Bisogna osservare attentamente la finestra attraverso la quale le persone vedano che cosa manca e rallentare questa folle corsa che sembra non volersi arrestare. Per deviare la traiettoria di questa crisi antropologica, cosa più che mai importante è essere pienamente consapevoli dell’interconnessione esistente tra uomo, flora, fauna, la nostra cara terra; non abbiamo il diritto di padroneggiare. Un altro problema è il male sociale che si rispecchia ed è concatenato alle ferite palesate del mondo, dentro cui non ci si può più nascondere; evitiamo perciò di rifugiarci in trincee, di barricarci in luoghi imperturbabili ovattati dall’indifferenza e dal vizio di tutto e subito. Oggi la terra ha i polmoni di un accanito fumatore. Inoltre, procedendo in chiave sociale, siamo coinvolti in questi cambiamenti tecnologici o siamo solo fruitori? Anche questo processo è una denaturalizzazione e ci allontana progressivamente da un rapporto autentico tra noi e con il creato. In questa solitudine epocale c’è bisogno di essere tecnologici per eliminare le barriere che ci dividono o basta essere più semplicemente umani?
[…] Nel frattempo vengono presentati i cinque gruppi di lavoro composti da professori universitari, esperti tra cui geologi, dove noi partecipanti saremo divisi in base alle domande del questionario online alle quali avevamo risposto nei giorni scorsi come iscrizione al convegno, oltre che per far parte di un gruppo specifico che rispondesse alle nostre curiosità, interessi, esperienze, domande: “quali sono i passi specifici che possiamo fare per risolvere il grave squilibrio?”, “come convertiamo il mondo?” per esempio. Ogni gruppo con la sua immagine rispetto a una delle macrotematiche: economia, educazione e famiglia, risorse naturali, politica, e tecnologia. Io prendo parte al terzo gruppo, la foglia, quello a cui aspiravo, tra l’altro il più numeroso. “Acqua, energia, agricoltura. Fare in modo che il pianto della Terra e il pianto dei poveri siano ascoltati”, a tenerlo:

  • Raphaël Cuvelier, Vicepresidente di Plateforme Océan & Climat, Francia;
  • Shirley Binder, Senior Advisor del Ministero dell’Ambiente di Panama;
  • P. Eduardo Agosta Scarel, O. Carm, PhD in Scienza atmosferiche e oceaniche; climatologo esperto di variabilità climatica presso il Consiglio argentino per la ricerca e la tecnica (CONICET), Advocay Senior Advisor del Movimento Laudato Sì;
  • Sarita Fernandes, Direttore di Ocean, Coastal adn Ecological Alliance Network (O.c.e.a.n.) e Living Earth Foundation (LEAF), India.
    Dopo la sessione plenaria, il congresso si conclude con la presentazione del lavoro svolto, a cura di un membro di ciascun gruppo. Terminiamo l’incontro con una preghiera ed essendo alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù cantiamo il ritornello del suo inno ufficiale in lingua originale: “Não mais deixaremos de amar”.
    “Queste azioni non risolvono i problemi globali, ma confermano che l’essere umano è ancora capace di intervenire positivamente. Essendo stato creato per amare, in mezzo ai suoi limiti germogliano inevitabilmente gesti di generosità, solidarietà e cura.” (Laudato si’, 58)

Usciti dall’Università, nella strada di ritorno, vediamo la città trasformarsi in un trionfo di colori. Pian piano iniziano ad affluire strilloni sventolando bandiere provenienti da tutto il mondo, arrivati lì da poco per la GMG. La prima impressione che ho avuto era quella di essere tutti sotto lo stesso “tetto”, ognuno con il suo bagaglio personale, diversi ma ugualmente uniti, “è il diverso a creare il confine o è quest’ultimo a creare diversità?”. Per strada si chiacchiera senza peli sulla lingua, si scherza, si ride, privi del timore dell’altro e del suo giudizio. Spesso ci salutano chiedendoci come primo interesse “di dove siete?”; spinti a conoscerci, ed attrarci come fossimo calamite. In tutto ciò un ragazzo coreano ci prende in simpatia, e in modo piuttosto spontaneo, ci preannuncia che le prossime Giornate, molto probabilmente, si svolgeranno in Corea. A conferma di ciò, dopo qualche giorno, alla messa conclusiva delle Giornate, il papa annuncia che la prossima GMG, dopo il giubileo del 2025 a Roma, si terrà a Seoul, nel 2027. Ci accorgiamo che ci siamo spinti un po’ oltre e si è fatto tardi, da Plaza Rossio ritorniamo verso il seminario. Riposiamo bene in vista del nostro viaggio di ritorno per Roma il giorno dopo. La mattina, solita sveglia, lasciamo il posto. Prima di partire mi volto indietro, guardo da cosa mi sto separando e mi chiedo se tutto questo verrà con me. Ricordo una fratellanza comune, senza nessuna divisione, lontano dall’idea del mio, del tuo, solo una straordinaria forza a tendere la mano al prossimo. Oltre alla magia di un grande Disegno, c’è forse ben altro. La vera forza della fratellanza che unisce e perciò rimargina, la terra di nuovo respira.
“D’altra parte, quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità.” (Laudato si’, 92)

Obrigado Magis!

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