Gesuiti
Fondazione Magis ets
Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Diritti fondamentali Oro senza conflitti
Italia,

Oro senza conflitti

A seguito dell’approvazione del Regolamento europeo sui minerali provenienti da zone di conflitto (cosiddetto Regolamento 3TG), la Fondazione MAGIS ha deciso di dare avvio ad un progetto di ricerca e advocay per fornire all’Unione Europea e a tutti gli operatori che saranno interessati, strumenti e informazioni utili ad implementare al meglio e concretamente le indicazioni del Regolamento sulla tracciabilità e la certificazione dell’oro.

Il 17 Marzo 2017 è stato approvato il Regolamento n. 821 con il quale vengono stabiliti alcuni obblighi per gli importatori dell’Unione Europea nella catena di approvvigionamento di diversi minerali (stagno, tantalio, tungsteno e oro) estratti in zone di conflitto o ad alto rischio di conflitto del Centro Africa e del Sud America, in modo tale da garantire una forma di approvvigionamento “etico” di tali minerali, sempre più utilizzati nell’industria hi tech per la produzione di cellulari, automobili, computer, diagnostica medica etc.. Dal 1 Gennaio 2021, gli importatori dei Paesi aderenti alla UE saranno tenuti ad adempiere ai doveri di diligenza allo scopo di impedire che i profitti provenienti dal commercio dei minerali e dei metalli importati siano utilizzati per finanziare conflitti, ma anche per contribuire a uno sviluppo economico sostenibile delle zone ove viene eseguita l’estrazione.

Il MAGIS ha dunque ritenuto, con l’obiettivo di fornire un contributo alle istituzioni europee in vista dell’entrata in vigore del Regolamento, di avviare, in via sperimentale, un primo progetto di ricerca e di azione che abbia come oggetto la tutela, non solo giuridica, dei tanti minatori artigiani che operano nelle miniere d’oro del Congo, e la costituzione di un Albo delle imprese piccole e grandi che in Italia importano l’oro per lavorarlo, attenendosi alle norme europee sulla tracciabilità e sulla certificazione.

La ricerca in particolare sarà finalizzata a percorrere le vie dell’oro, partendo da due poli diversi: l’Italia e la Repubblica democratica del Congo, per individuare le singole fasi del percorso (estrazione, trasporto, fusione, raffinazione, integrazione nel prodotto finito) e gli eventuali anelli deboli della catena di approvvigionamento.  Al termine del percorso saranno individuate proposte e soluzioni per migliorare la regolamentazione del settore in Congo, tutelare i lavoratori che vi operano, aumentare il numero degli artigiani che in Italia operano solo con oro certificato, attraverso la creazione di un Albo di tali operatori e l’avvio di una campagna di advocacy.

La campagna di advocacy sarà rivolta principalmente alle Istituzioni, e sarà finalizzata sia a dare visibilità a chi avrà deciso di fare scelte etiche, sia a sensibilizzare le Istituzioni stesse e a chiedere loro l’adozione delle misure necessarie a facilitare e valorizzare l’attività degli iscritti all’Albo.

La campagna si svolgerà attraverso l’organizzazione di specifici eventi di presentazione della ricerca e della costituzione dell’Albo, cui seguiranno incontri e contatti con tutti gli stakeholders con ruoli rilevanti per l’implementazione del regolamento in Italia.

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MAGIS ha scelto la Repubblica Democratica del Congo perché in questo Paese sono numerose le miniere d’oro, alcune legali, molte altre illegali. Circa 5 milioni di persone, fra cui migliaia di minori, vengono impiegate nello scavo di tunnel per l’estrazione dell’oro per poco meno di 2 dollari al giorno, in condizione di totale sfruttamento e in alcuni casi di vera e propria schiavitù. Solo in questi ultimi anni sono state registrate numerose morti di minatori congolesi a seguito del crollo dei tunnel nei quali lavoravano. Dall’altro lato della catena è stata scelta l’Italia perché è in questo paese che, a partire dal Rinascimento, l’arte orafa si è sviluppata e costituisce una eccellenza del made in Italy nel mondo. Numerosi sono i distretti dell’oro nel nostro Paese, molto radicati nel territorio (Valenza, Vicenza, Arezzo, Napoli e altri), che hanno già dato vita, in alcuni casi, ad un sistema di certificazione etica indipendente, per la tracciabilità dell’oro al livello internazionale. L’Italia non produce oro, ma lo importa in gran parte dall’Europa e dall’Africa per un ammontare, secondo i dati Istat del 2018, di oltre 350 milioni di euro all’anno, per poi esportarlo sotto forma di manufatti, gioielli, lavorazioni di alta qualità ecc.

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