Gesuiti
Fondazione Magis ets
Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Pace «Rapimento di Silvia, noi siamo con chi si impegna»
Italia,

«Rapimento di Silvia, noi siamo con chi si impegna»

Silenzio, rispetto, speranza: è con questo triplice stato d’animo che il Magis guarda al caso di Silvia Costanza Romano, volontaria italiana rapita in Kenya. Un caso che è anche spunto di profonde riflessioni sul senso dell’azione di solidarietà internazionale.

«Di fronte al dibattito che ha acceso il rapimento di Silvia – osserva Renato Colizzi, gesuita, presidente del Magis -, come Fondazione, che è l’opera missionaria dei padri gesuiti della Provincia Euro-Mediterranea, vogliamo rispettare il silenzio e la speranza di queste ore di trepidante attesa per la sua liberazione. Un silenzio che ci aiuta a tornare alle motivazioni profonde per cui tante persone “normali” decidono di spendere la loro vita in Paesi lontani, fra culture diverse, per mettersi in gioco nella grande danza dell’incontro con gli altri».

Motivazioni che affondano le radici in un forte senso della solidarietà e di empatia nei confronti di chi vive in condizioni di povertà se non di miseria. «Come Magis – continua padre Colizzi – ci sentiamo vicini a tutti coloro che sentono pulsare nelle loro vene il dono di una fratellanza che va oltre il colore della pelle, oltre i confini nazionali e oltre la propria lingua». Un senso di comunione che accomuna religiosi e laici. Sacerdoti come padre padre Victor, il gesuita che lavorava nel settore dell’educazione ed è stato ucciso in Sud Sudan, o padre Pierluigi Macalli, missionario della Sma rapito in Niger, o come i religiosi clarettiani rapiti in Camerun. E come Silvia, appunto.

«Ci sentiamo vicini a tutti coloro che scelgono uno stile di vita e vi restano fedeli – conclude padre Colizzi -: lasciare comodità, agi e sicurezze per mettersi in cammino verso un mondo diverso, una casa comune dove si gioisce della stessa felicità e si spera un futuro condiviso da tutti. Un mondo casa comune in cui la sofferenza dell’altro è anche la mia, per questo scelgo l’incontro alla chiusura, la compassione all’indifferenza».

Condividi