Gesuiti
MAGIS
Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Pace Insieme al JRS per mettere in moto la solidarietà
Sud Sudan,

Insieme al JRS per mettere in moto la solidarietà

Nel Sud Sudan continuano i combattimenti, nonostante l’intesa di pace firmata in agosto dal Presidente Salva Kiir e dal capo dei ribelli Riek Machar. A denunciarlo è un rapporto della Commissione di monitoraggio del cessate il fuoco presentato nel fine settimana al vertice dell’Unione africana di Addis Abeba (Etiopia). Ad affrontarsi sul terreno sono soprattutto i signori della guerra locali che, ignorando le direttive dei loro comandanti a livello nazionale, continuano ad affrontarsi portando avanti interessi e vendette personali.  Ma anche le forze armate regolari non hanno deposto le armi e si sono rese responsabili di atrocità. Sono numerosi gli esempi di e violazioni dei diritti umani presentati dalla Commissione. Quello che ha colpito maggiormente l’opinione pubblica e i media internazionali è la morte di una cinquantina di persone soffocate in un container nel quale erano state imprigionate da militari del Sud Sudan.

In questo contesto, i gesuiti del Jesuits Refugee Service continuano a lavorare a Maban, in un grande campo che ospita migliaia di profughi. Qui i religiosi stanno portando avanti un progetto che prevede, oltre all’assistenza psicosociale e spirituale, anche iniziative di sostegno all’insegnamento. In particolare, corsi di inglese e di informatica.

Il progetto, sostenuto anche dal Magis, si inserisce nella più vasta campagna «Mercy in Motion», l’iniziativa di «Educazione Globale» promossa dal Jesuit Refugee Service (Jrs) durante il Giubileo della Misericordia con l’obiettivo di aiutare altri 100 mila bambini e giovani rifugiati ad andare a scuola. La campagna, lanciata l’8 dicembre in occasione dell’apertura della Porta Santa, vuole offrire un’educazione di qualità ai piccoli dei campi profughi.

Un’iniziativa lodata anche da Papa Francesco: «Dare ai bambini un banco di scuola è il regalo più bello che possiate fare. Per bambini costretti ad emigrare le scuole sono spazi di libertà». Lo stesso Pontefice ha ricordato come l’accesso a un’educazione di qualità sia ancora molto limitato per tanti giovani rifugiati. Basti pensare che solo il 36% dei minori rifugiati frequenta la scuola secondaria e meno dellí1% riesce ad accedere allíeducazione superiore.

«Occorre – ha detto padre Thomas Smolich, gesuita, direttore di Jrs International – dimostrare misericordia verso chi è in balia di forze come la guerra, le calamità naturali o i Governi che sono fuori dal nostro controllo, bisogna mobilitarsi per coloro che sono in mobilità».

Per sostenere il progetto clicca qui

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