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Ciad,

Supporto sanitario in tempi di COVID-19

Laboratorio COVID-19, terapia sub-intensiva e dispositivi di protezione individuale: questi i pluri-interventi sostenuti dal MAGIS per supportare la risposta dell’ospedale Le Bon Samaritain di N’Djamena alla pandemia

Il COVID-19 in Ciad sembra presentarsi come un’anomalia. Fino ad oggi i numeri dei contagi sono ridotti. Ma come è possibile tutto questo? Sicuramente molto hanno influito le misure restrittive immediatamente adottate dal Governo ciadiano a marzo per frenare la diffusione del virus (riduzione al minimo delle interazioni, rafforzamento del sistema di igiene, sensibilizzazione e informazione capillare nei centri urbani e nei villaggi, chiusura dei confini aerei e terrestri, chiusura di chiese e moschee, scuole e tutti i luoghi ad alta concentrazione umana). Probabilmente anche la stagione calda e torrida dei mesi scorsi, la giovane età della popolazione, la maggiore resistenza immunitaria degli africani al virus Sars-Cov-2, la scarsa densità abitativa soprattutto nelle zone rurali (a differenza dei quartieri popolari sovraffollati della capitale N’Djamena) e la ridotta mobilità all’interno del paese hanno fatto la loro parte. Non si esclude neppure l’ipotesi di una sottostima dei dati ufficiali. Tuttavia una domanda rimane: in Ciad possiamo parlare di un virus «contenuto» oppure di un virus «non pervenuto»?

Per rispondere a questo quesito, il MAGIS ed il suo partner locale, il Complesso Ospedaliero Le Bon Samaritain di N’Djamena, grazie al supporto dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Iniziativa d’Emergenza a favore delle popolazioni vulnerabili in Camerun e in Ciad AID 08/11762/2019 MAGIS – Sede di Khartoum AICS) e di donatori privati, hanno realizzato un nuovo laboratorio COVID-19 adiacente all’ospedale. Si tratta di un laboratorio specializzato in grado non solo di realizzare indagini sierologiche e tamponi in tempi brevi, ma anche di effettuare studi e ricerche sul COVID-19, grazie alle competenze di docenti italiani e di personale medico locale specializzato e in formazione.

Conoscere e monitorare i contagi, riuscire ad effettuare delle analisi con risultati attendibili è una delle armi più potenti per contrastare il virus e per meglio accompagnare le persone in questa dura lotta. Inoltre, grazie alle moderne attrezzature con cui è stato equipaggiato, tale innovativo laboratorio di analisi sarà anche in grado di intervenire sulle altre gravi malattie che colpiscono il Ciad (malaria, tubercolosi, HIV, poliomielite, ecc.). Oltre alla struttura laboratoriale, il progetto ha permesso l’allestimento di un’unità di terapia sub intensiva (4 letti), reparto estremamente urgente e importante in un paese in cui le risorse sanitarie sono ridotte al minimo, soprattutto per quanto riguarda i posti-letto in terapia intensiva e i ventilatori polmonari. Inoltre, grazie al bando straordinario promosso dall’Ufficio per gli Interventi caritativi a favore del Terzo Mondo della Conferenza Episcopale
Italiana con i fondi dell’8 per mille alla Chiesa cattolica, è stato possibile rifornire il personale sanitario dell’Ospedale di dispositivi di protezione individuale. È infatti di primaria importanza prevenire la diffusione del virus innanzitutto all’interno delle strutture sanitarie (tra pazienti e tra pazienti e personale sanitario) per evitare il collasso di queste e salvaguardarne la funzionalità. Presso il CHU-BS sono state poi adottate tutte le misure igieniche e di sicurezza volte non solo a proteggere gli operatori sanitari (altamente esposti), ma anche le loro famiglie e la popolazione circostante. Tali pluri-interventi del MAGIS presso l’Ospedale Le Bon Samaritain si inseriscono appieno nella strategia anti COVID-19 posta in essere dalla Task Force del Ministero della Sanità in Ciad, gruppo di lavoro di cui lo stesso ospedale è membro consultivo.

Partner locale
Da diversi anni, il MAGIS collabora con il Complesso ospedaliero Le Bon Samaritain (CHU-BS) per far sì che la sanità e le cure mediche siano accessibili a tutti, in particolare ai più vulnerabili, contribuendo così al raggiungimento dell’Obiettivo 3 dell’Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo sostenibile: Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età. È per questo che, grazie ai donatori privati e a diversi Enti, quali la Conferenza Episcopale Italiana, riesce ogni anno a sostenere una parte delle spese dei farmaci e delle spese strutturali dell’Ospedale. Il CHU-BS è una struttura universitaria – ospedaliera della Compagnia di Gesù fondata nel 1973 dal gesuita missionario italiano P. Angelo Gherardi, che vive in Ciad da oltre 50 anni. La missione principale di quest’opera è quella di fornire un’assistenza sanitaria di qualità alla popolazione ciadiana della capitale e delle zone rurali, soprattutto ai più indigenti, e di formare operatori sanitari “per gli altri”. Le diverse opere che afferiscono al Complesso ospedaliero sono dispiegate in due siti: N’Djamena e Goundi. A Goundi c’è un ospedale (capacità di 125 pazienti) con 9 centri sanitari che servono principalmente una popolazione rurale di 210.000 abitanti, oltre a 2 scuole sanitarie. A N’Djamena c’è il complesso ospedaliero universitario (CHU-BS) composto da un ospedale (capacità di 180 pazienti), 2 centri sanitari al servizio di una popolazione urbana del quartiere Walia che conta 100.000 abitanti, una Facoltà di Medicina e una Scuola di Sanità. Nel complesso sono impiegati un totale di 300 professionisti della salute dislocati nei siti di N’Djamena e Goundi.

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