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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Educazione Al Cercle si studia il cinese
Burkina Faso,

Al Cercle si studia il cinese

È iniziato oggi, 1° agosto 2017, il corso di lingua cinese per i giovani del Cercle, il centro culturale dei gesuiti gestiscono a Ouagadougou (Burkina Faso). Per un mese, 19 giovani parteciperanno alle lezioni di mandarino al centro di promozione della lingua cinese. Il progetto è sostenuto fortemente dalla Fondazione Magis.

Imparare il cinese è infatti sempre più importante per i giovani africani. La Cina sta diventando un attore importante a livello continentale. Attualmente Pechino è il primo partner commerciale dell’Africa. Secondo quanto riporta un’analisi dell’agenzia Agi, le multinazionali cinesi hanno lanciato un piano di investimenti di 60 miliardi di dollari fatto di infrastrutture, delocalizzazione della produzione e manodopera, in cambio di risorse naturali. E nel 2016 sono cresciuti del 31% gli investimenti diretti non-finanziari delle imprese cinesi in Africa.

Molti osservatori definiscono l’interventismo cinese come una sorta di neocolonialismo: Dietro agli interessi economici c’è però anche un volto umano. Delle oltre 500mila Organizzazione non governative (Ong) in Cina, solo un centinaio operano in Africa. Queste poche realtà sono riuscite a connettere innovatori, imprenditori, artisti e volontari per portare lo sviluppo sociale laddove i piani economici non arrivano.

Secondo quanto riporta l’agenzia Agi, nel 2011, attraverso la China Youth Development Foundation, imprenditori e filantropi cinesi hanno finanziato in Kenya, Burundi e Ruanda il «China-Africa Hope Project» per la costruzione di mille scuole primarie. La China Foundation for Poverty Alleviation ha investito 9,7 milioni di dollari nella costruzione di 13 ospedali in Sudan e nella formazione del personale medico. Progetti che vorrebbe replicare in Ciad, Kenya ed Etiopia. Da anni, China House si impegna invece per favorire l’integrazione sociale e culturale, portando avanti di recente importanti iniziative contro il commercio d’avorio, che anche la Cina vieterà entro la fine del 2017.

Parlare cinese diventa quindi una necessità per i giovani che, in futuro, avranno relazioni sempre più strette con la Cina.

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