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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Educazione Assemblea Magis/1. Suor Carol: «Gareggiamo per il bene»
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Assemblea Magis/1. Suor Carol: «Gareggiamo per il bene»

«Noi sogniamo la pace, vogliamo essere operatori di pace. La pace in Medio Oriente nascerà dall’amicizia tra le comunità che ci vivono, in particolare tra i musulmani, i cristiani e gli ebrei. Un lavoro immenso ci aspetta. La pace, che non è una tregua tra due guerre, si stabilirà quando l’amicizia sarà la regola, non l’eccezione. Ecco la grande sfida». Le parole di suor Carol, religiosa del monastero di Deir Mar Musa (Siria), ospite dell’assemblea del Magis che si è tenuta sabato e domenica scorsi, suonano come una profezia in un Medio Oriente infiammato da conflitti decennali. Ma suor Carol e i suoi confratelli non si lasciano scoraggiare. Sanno che la sfida è complessa, ma sono anche consapevoli che il loro impegno, unito a quello di tante persone di buona volontà, può avere ragione dell’odio che, velenoso, si insinua nella regione.

«Mar Musa – ha spiegato – è un laboratorio in cui si impara nel quotidiano non solo la convivenza, ma la fratellanza tra diversi». La ricetta del convento, fondato dal gesuita Paolo Dall’Oglio, è semplice quanto efficace: la vita quotidiana con persone di tutte le appartenenze nel ritmo della preghiera, del lavoro manuale e dell’ospitalità, nella volontà di costruire l’armonia islamocristiana e, in senso più ampio, l’armonia tra diversi. Un’ospitalità che la guerra ha reso difficile, ma non ha arrestato. «A Mar Musa non ci sono più gli ospiti che venivano una volta – ha ricordato suor Carol -, ma viviamo lo stesso la dimensione dell’ospitalità nella preghiera di intercessione, quando portiamo le persone di qualsiasi schieramento nella nostra preghiera». Ma anche attraverso l’accoglienza dei profughi: nel monastero del Kurdistan sono quasi 200 i cristiani ospitati e in quello siriano sono migliaia i musulmani dei villaggi vicini.

I monaci e le monache di Mar Musa non sono ingenui e non si nascondono le difficoltà, ma queste non bastano a fermarli. «Nel mondo di oggi – ha concluso suor Carol – (…) vogliamo essere segni di una convivialità calorosa. Speriamo che questi semi porteranno il frutto della fratellanza e non solo della convivenza. Speriamo di riconoscerci fratelli, di stimarci, di considerare le nostre diversità come dono di Dio, di gareggiare solo nel bene».

Per leggere il testo integrale dell’intervento, clicca Suor Carol

Fonti librarie:
Romina Gobbo, «”Nessuno strumentalizzi Dio!”. Papa Francesco in Terra Santa: l’urgenza della pace», Gabrielli Editori, pp. 112, euro 12
Moni Ovadia (intervista a), «Siamo tutti stranieri, nessuna terra è nostra», www.libreidee.org

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