Gesuiti
Fondazione Magis ets
Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Educazione Lasciarsi attraversare
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Lasciarsi attraversare

Ad un certo punto delle mie giornate ho sentito un richiamo fortissimo, forse qualche momento di sofferenza mi ha portato a trovare come soluzione quella di ritornare in Africa dopo sei anni…forse per il bisogno di ritornare all’essenza, alla bellezza…è un istinto umano quello di trovare una soluzione, un posto lontano che ci distolga per un po’ da ciò che arreca dolore ma…la volontà di raggiungere questa terra per avvicinarmi forse ad un altro dolore, un dolore diverso ma che ha qui un potere diverso, una forza nuova…

Spostandoci, le nostre gioie e i nostri dolori, le nostre speranze ma anche le nostre paure più profonde vengono con noi…ci si ritrova ad avere medesime reazioni, medesime ansie seppur in continenti diversi e con persone diverse…cambia il paesaggio esterno ma quello interno rimane con noi…

Talvolta i paesaggi esterni sono in grado di creare un movimento che altrove avrebbe difficoltà ad esprimersi; immagini nuove che suscitano emozioni nuove. L’immagine della fatica del vivere suscita una commozione mista all’ammirazione così come l’immagine dell’allegria contagia producendo altrettanta allegria. Lasciarsi attraversare appieno da queste immagini per suscitare le reazioni più viscerali, per far vibrare le corde che riguardano anche il nostro vissuto. Ogni immagine che ci suscita un’emozione, in qualche modo evoca qualcosa di noi….

E in Africa tutte le rievocazioni si avvertono all’ennesima potenza se solo ci si lascia andare, al sorriso, al pianto, allo stupore, alla rabbia…ogni emozione viene fuori al massimo per essere poi ridimensionata, placata, per reinserirsi nel flusso della realtà e della quotidianità. Inizialmente la mia tristezza è stata quella di non poter far nulla perché tutto questo è troppo grande…soltanto poi, mettendomi in pace con tale consapevolezza, ho iniziato a farmi raggiungere dalla quiete e non più dall’affanno del fare…prendendo quello che avevo e iniziando a farci qualcosa…iniziando a guardare il mio vicino più prossimo.

Quando mi ha invaso la preoccupazione di non arrivare abbastanza a tutte le persone, ho iniziato a raccogliere e a rilanciare con più forza quello che mi veniva dato. I momenti più difficili sono stati quelli nei quali non riuscivo ad arrivare agli altri e non li sentivo perché concentrata sui miei bisogni e sulle mie dinamiche; solo quando si fa il passo di uscire dal proprio egocentrismo e condividere con l’altro il lavoro che si sta facendo e l’allegria che si sta provando, ci si libera…. Vorrei concludere con una frase che scrissi quando decisi di intraprendere questo viaggio “l’illusione di poter cambiare il mondo ti spinge a muoverti, la disillusione di ciò ti fa iniziare a costruirlo”!

di Cinzia Calandriello, partecipante al Campo in Benin 2014

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