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MAGIS Notizie La Fondazione MAGIS ricorda Padre Stan Swamy, gesuita, attivista per i diritti degli ultimi
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La Fondazione MAGIS ricorda Padre Stan Swamy, gesuita, attivista per i diritti degli ultimi

«Padre Stan non ha mai smesso di credere in un mondo migliore. In lui, la speranza non era un’illusione, ma un’energia profonda che muoveva le sue scelte quotidiane, anche nelle situazioni più dure e difficili. Diceva spesso che la fede ci chiama a non tacere di fronte all’ingiustizia… “Io non sono uno spettatore silenzioso”.»

Così Francesca, referente per i progetti della Fondazione MAGIS in Asia, descrive il sacerdote gesuita indiano, attivista per i diritti degli Adivasi, le tribù indigene nello Stato del Jharkhand, morto il 5 luglio 2021 a 84 anni, in carcere, dove era ingiustamente detenuto da nove mesi con l’accusa di terrorismo.

Riportiamo alcuni stralci dell’intervento di Francesca alla Conferenza “Buddhisti, cristiani, induisti, giainisti e sikh: in dialogo e collaborazione per rinnovare e riaccendere la speranza nei nostri tempi”, tenutasi presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma lo scorso 4 giugno, e organizzata dal Dicastero per il Dialogo Interreligioso in collaborazione con il Centro Studi Interreligiosi della Gregoriana, l’Unione Induista Italiana (UII), l’Unione Buddhista Italiana (UBI), The Institute of Jainology (IOJ, Londra) e la Sikhi Sewa Society (SSS).

«Vorrei condividere con voi la storia di un uomo che ha costruito la pace con gesti quotidiani, partendo dalla cura dell’altro, dall’incontro e dal dialogo. Un uomo che si è messo al servizio della giustizia e che ha amato con tenerezza, riconoscendo Cristo in ogni fratello e sorella.

Per gran parte della sua vita, ha operato nello Stato del Jharkhand, in India, mettendosi al servizio dei più vulnerabili, specialmente dei popoli indigeni, gli Adivasi. […] P. Stan ha scelto di non imporsi come maestro, ma di camminare accanto, di imparare a lottare insieme. Non aveva paura di alzare la voce contro ogni forma di ingiustizia sociale, economica, politica.

Per molti anni si è battuto per i diritti degli Adivasi, spesso vittime di incarcerazioni di massa […] o incarcerati semplicemente perché si opponevano a espropriazioni illegittime delle loro terre, terre ricche di risorse minerarie e per questo ambite dalle grandi imprese.

Padre Stan era convinto che se «l’oppresso diventa consapevole della propria situazione di sfruttamento, alzerà la testa e resisterà per liberarsi». Ma con una resistenza, come lui insegnava, fatta di strumenti non violenti: con l’educazione, con la parola, con la memoria e con la dignità che parte da gesti piccoli ma radicali.

All’età di 83 anni, durante il periodo del Covid, Padre Stan, affetto dal morbo di Parkinson, è stato prelevato dalla sua casa per essere incarcerato senza prove concrete. Ha affrontato la prigione con dignità, fede e determinazione. Fino alla fine ha continuato a pensare agli ultimi, ai suoi compagni di cella, ma soprattutto a credere nella giustizia e in un mondo più umano. La sua vita è stata un seme di pace, che continua a germogliare nei cuori di chi lo ha conosciuto e di chi non si rassegna alle ingiustizie e alla violenza.»

Poesia scritta da P. Stan Swamy dal carcere, tre mesi prima di morire:

La luce che sovrasta le tenebre,

la speranza che prende il posto della disperazione,

l’amore che vince l’odio,

il messaggio di Gesù risorto.

Le tenebre e la disperazione sono scese su di me.

In un tribunale di grado inferiore mi hanno dichiarato complice di guerra contro lo Stato

e come tale non meritevole di cauzione.

Quali erano le prove?

Alcuni documenti inseriti nel mio computer

che si supponeva fossero indirizzati a me,

qualcosa di cui io stesso non ero a conoscenza.

I miei colleghi accusati insieme a me

mi hanno assicurato che questa accusa non è nuova.

Anche loro sono stati accusati in modo simile.

Mi ha consolato il fatto di essere con loro, in buona compagnia.

Ma lotteremo fino alla fine,

non tanto per salvarci la pelle

ma per dire la verità al potere,

contando sul fatto che tutti voi siete con noi nella mente e nel cuore.

Vai al progetto MAGIS a sostegno delle popolazioni Adivasi

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