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MAGIS Diritti fondamentali Le Bon Samaritain affronta la lotta al Coronavirus
Ciad,

Le Bon Samaritain affronta la lotta al Coronavirus

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Una lettera da parte di padre Yves Djofang SJ, Direttore Generale del Complesso Ospedaliero Universitario Le Bon Samaritain gestito dai gesuiti a N’Djamena.

“In Ciad i primi casi di Covid-19 si sono registrati in marzo. Il governo ha immediatamente preso misure per contenerne la diffusione, riducendo al massimo le interazioni, rafforzando il sistema di igiene e chiudendo frontiere, chiese, moschee e scuole. Il confinamento sociale è un’opzione molto valida anche per il Ciad; ma ciò richiede una serie di misure di accompagnamento senza le quali le popolazioni, soprattutto le più povere, ne soffrirebbero gravemente.

All’ospedale universitario Bon Samaritain, non appena sono stati annunciati i primi casi, abbiamo proceduto a rafforzare il sistema di igiene, a limitare il numero di visitatori e ad organizzare incontri informativi con tutti i membri del personale. Sono stati istituiti un comitato scientifico e un collegio di sette medici per gestire l’individuazione di casi sospetti e possibili trattamenti; il direttore medico del CHU-BS fa parte dell’unità di trattamento Covid-19 istituita dal Ministero della Salute Pubblica.

Oggi questo virus ci ricorda la nostra fragile umanità, al di là della nostra volontà di potere. Ha sconvolto o rallentato i nostri progetti, ha colpito a morte migliaia di persone, dimostrando la nostra impotenza e quella dei nostri governi”.

Guardando al futuro…

“La pandemia di Covid-19 provoca e chiama gli africani a rivedere al più presto le proprie politiche pubbliche in materia di salute e di istruzione. Come è possibile che i molti ingegneri e scienziati formatisi negli ultimi cinquantanni in Africa non siano stati in grado di costruire dei dispositivi dispensatori di ossigeno? Che si sia dovuto attendere il coronavirus per scoprire che gli ospedali potevano produrre la propria soluzione idroalcolica e che le mascherine potevano essere prodotte in Africa? Il coronavirus sfida l’Africa – soprattutto l’Africa subsahariana – a non accontentarsi più della sua condizione di continente che consuma, che attende facili aiuti, che attende che altri parlino in suo favore, che altri lo difendano…

Il coronavirus ha bussato alle porte dell’Africa ed è molto probabile che vi rimarrà o che vi tornerà in forma mutata… Non potremo dire che non ce lo aspettavamo o che non abbiamo avuto il tempo di dare la priorità alle nostre politiche sanitarie”, continua padre Yves Djofang SJ.

“Colgo l’occasione per esprimere a nome di tutto il Complesso Ospedaliero Universitario Bon Samaritain, la nostra solidarietà ai nostri partner che vivono nei territori più colpiti da questa pandemia: penso all’Italia con il MAGIS, alla Spagna e alla Francia. Vi auguro buona salute. Prendetevi cura di voi stessi, prendetevi cura degli altri”, padre Yves.

Il MAGIS, sempre accanto a Le Bon Samaritain, nel periodo emergenziale del coronavirus vorrebbe fare di più: attrezzare e avviare un Laboratorio di analisi specializzato Covid-19. Conoscere e poter monitorare i contagi è una delle armi più potenti per contrastare il virus e meglio accompagnare le persone in questa dura lotta. Ad oggi, il Ciad dispone di un solo laboratorio in grado di effettuare delle analisi specifiche sul Covid-19 per una popolazione di oltre 15 milioni di abitanti.

Puoi sostenere il progetto “Laboratorio Covid-19 in Ciad con una donazione su https://www.fondazionemagis.org/come-ci-puoi-aiutare/#donazioni

 

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