Gesuiti
Fondazione Magis ets
Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Emergenza L’emergenza dimenticata del Myanmar
Myanmar,

L’emergenza dimenticata del Myanmar

In Myanmar è in corso una guerra civile dai numeri drammatici che l’opinione pubblica occidentale ignora anche a causa dei veti imposti dal regime militare.

Il 1° febbraio 2024 saranno tre anni dal colpo di stato militare in Myanmar. Evento drammatico che ha fermato il progresso della nazione verso la democrazia e le speranze nutrite da un intero popolo. Da allora, la vita quotidiana della popolazione è stata costantemente segnata da brutalità, violazioni dei diritti umani, fame e stenti.
Nei giorni successivi al colpo di stato, ci sono state delle proteste pacifiche che sono però state represse con le armi ed utilizzando una forza spietata. Proprio questa reazione esagerata ha spinto molte persone che provenivano da contesti diversi – uomini, donne, studenti, insegnanti, professionisti e medici – ad unirsi alla resistenza armata contro il regime oppressivo. Attualmente, questa guerra civile ha determinato il collasso economico del Myanmar e lo ha gettato nel caos più totale.
Per reprimere il dissenso, la giunta militare, determinata a restare al potere ad ogni costo, ha impiegato ed impiega armi sofisticate e ricorre spesso a bombardamenti indiscriminati. Sono stati bruciati interi villaggi dove hanno perso la vita innumerevoli civili. Si contano a milioni coloro che sono stati costretti a fuggire nelle montagne o a cercare rifugio nei campi profughi. Ad una stima approssimativa, risultano essere almeno due milioni le persone che vivono oggi in condizioni terribili, alle prese con la fame e con le malattie contratte durante lo sfollamento. Un terzo della popolazione ha urgente bisogno di aiuti umanitari, perché gran parte di essa ha perso tutto.
Considerando lo scenario, molti osservatori internazionali pensano che non possa esserci una soluzione pacifica a questa guerra. La cosa più drammatica, però, è che il Myanmar rischia di diventare un’emergenza dimenticata, perché la giunta militare mette a tacere i giornalisti e controlla strettamente il flusso di informazioni che possono arrivare all’attenzione internazionale. A causa di questo boicottaggio, l’opinione pubblica internazionale ignora che nel paese sono prese di mira persone di tutte le etnie e fedi, compresi i cristiani. Nel novembre 2023, ad esempio, la cattedrale cattolica nella città di Loikaw, nello stato di Kayah, è stata occupata dalle truppe militari. Il vescovo, i sacerdoti, le suore e decine di anziani e malati che si erano rifugiati nella cattedrale sono stati costretti ad andarsene. Sono state abbandonate quasi la metà delle parrocchie della diocesi di Loikaw, anche perché numerosi attacchi aerei e bombardamenti hanno colpito intenzionalmente chiese, conventi, monasteri e santuari.
Molti abitanti del Myanmar, però, soprattutto i giovani, affermano che non accetteranno mai la dittatura militare, e continuano a resistere all’oppressione. Le speranza per un futuro di pace passano proprio attraverso l’istruzione dei giovani. I gesuiti, che da sempre sono impegnati nel campo educativo, sono convinti che il cambiamento in Myanmar dipenda in gran parte da una loro adeguata formazione. È questo il motivo per il quale si impegnano in prima persona nel loro accompagnamento, attraverso i programmi promossi dal Magis Myanmar, le scuole e i community college. Le istituzioni accademiche dei gesuiti hanno un carattere unico perché accolgono studenti di ogni provenienza ed etnia, promuovendo così il dialogo e l’amicizia fraterna. Vivendo, pregando e studiando insieme, gli alunni stringono legami di comprensione e compassione, superando i secolari contrasti etnici e le divisioni religiose. Nonostante le difficoltà e i pericoli, i gesuiti rimangono saldi nella loro missione tesa ad illuminare il cammino della speranza e della solidarietà, testimoniando lo spirito, la resilienza e la determinazione dello straordinario popolo del Myanmar.

All’avvicinarsi del terzo anniversario del colpo di stato, Papa Francesco ha pregato per la pace in Myanmar e ha lanciato un appello per la facilitazione degli aiuti umanitari e per perseguire vie di dialogo.
“Da tre anni ormai il grido di dolore e il rumore delle armi hanno preso il posto del sorriso che caratterizza il popolo del Myanmar”.
Papa Francesco, Angelus, 28 gennaio 2024

Condividi

Progetti correlati