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India,

Lo Jharkhand indigeno

L’articolo è stato scritto da padre Stan L. Swamy, SJ – attivista per i diritti umani e l’advocacy a Bagaicha – Ranchi, India per Promotio Iustitiae Nº 127, 2019/1 

Dove uccelli e pesci preannunciano le stagioni naturali

Gli antenati degli Adivasi vivevano inizialmente nelle giungle, raccoglievano il cibo e cacciavano animali. Poi, pian piano hanno cominciato a produrre il cibo con la pratica dell’agricoltura. Per fare ciò hanno dovuto disboscare piccole porzioni di foresta, facendone gradualmente terre da coltivare. Questo processo non soltanto li ha posti a stretto contatto con la natura, li ha anche portati a comprendere le sue dinamiche. Ancora oggi sono acuti osservatori dei comportamenti di animali, uccelli, pesci, oltre che delle mutazioni nel mondo vegetale, che li aiutano a predire e anticipare le diverse stagioni. Questa capacità ha consentito loro di pianificare sotto tutti gli aspetti la coltivazione delle diverse colture.
Ecco alcuni esempi:

  • I monsoni sud-occidentali (da metà giugno a metà settembre) raggiungono la regione dello Jharkhand dal Golfo del Bengala, dirigendosi in direzione della catena montuosa dell’Himalaya. Da qui le piogge scendono provenendo da nord-est. Ora, prima che la stagione dei monsoni abbia inizio, se gli uccelli nidificano in direzione nord, significa che la stagione sarà puntuale e favorevole; se invece i nidi sono rivolti a sud, vuol dire che le piogge proverranno da sud e saranno irregolari, con il possibile verificarsi di siccità.
  • Quando le piogge monsoniche iniziano a metà giugno con violenti scrosci, se i pesci nuotano controcorrente e si fermano in corrispondenza dei campi e dei corsi d’acqua a monte, significa che la stagione dei monsoni sarà ricca e i livelli d’acqua saranno alti, per cui i pesci non rimarranno isolati dalle acque basse. Se invece tutti i pesci rimangono nelle acque più basse, vuol dire che le piogge monsoniche saranno scarse e irregolari.
  • Il palas è un frutto estivo, e lo sharbath (bibita) che se ne trae è particolarmente salutare e rinfrescante. All’interno del frutto ci sono tre semi disposti verticalmente. Se un determinato anno il seme superiore è assente, significa che la stagione dei monsoni ritarderà. Se è assente il seme centrale, vuol dire che le piogge saranno scarse nella fase centrale della stagione dei monsoni. Infine, l’assenza del seme più basso, indicherebbe che le piogge nella parte finale della stagione saranno scarse e irregolari. Ciò è sempre stato di grande aiuto agli agricoltori dello Jharkhand quando si è trattato di decidere sul tipo e sui tempi della semina.
  • Se i frutti estivi come il mango, i leechi, lo jamun sono abbondanti, significa che la stagione dei monsoni inizierà puntualmente, e le piogge saranno abbondanti; in caso contrario, la stagione dei monsoni di quell’anno ritarderà e sarà caratterizzata da piogge scarse.
  • Quando le colombe nane (simili a quelle comuni, ma più piccole) nidificano e depongono le uova nel fitto cespugliame in zone basse, ciò indica che le piogge monsoniche saranno accompagnate da forti venti, anche di burrasca. Per contro, se nidificano sui rami degli alberi, può essere indicazione di una situazione più normale.
  • Se d’estate sulle piante e sugli alberi spuntano foglie nuove, anche in forma diffusa, ciò è segno dell’arrivo di una stagione dei monsoni buona e diffusa con regolarità. Se le foglie sulla parte bassa delle piante sono rade o spuntano tardivamente, allora la stagione dei monsoni tarderà e sarà scarsa di piogge.
  • Se durante il periodo del Makkar Sankranti, che cade a metà gennaio, le volpi guaiolano da nord e la risposta proviene da sud, le diverse stagioni saranno buone e favorevoli per tutto il resto dell’anno.
  • E ancora, se durante la stagione del Makkar soffia una bella brezza da nord…è un segno che tutte le altre stagioni saranno buone. Se il vento invece soffia da qualsiasi altra direzione, in particolare da sud, è un brutto segno.
  • Se le formiche trasferiscono le loro uova dalle tane, depositandole sul bordo di un campo o di uno stagno, la pioggia è vicina. Se invece le portano su un albero, c’è la probabilità che scoppi un vero cataclisma, con bufera e alluvioni.
  • Se i serpenti cobra nel colmo dell’estate emettono di notte un breve suono intermittente, ciò preannuncia una stagione dei monsoni buona e puntuale. Se invece emettono lunghi gemiti, allora la stagione dei monsoni non sarà buona.
  • Se i topi campagnoli scavano le tane nel campo stesso in cui razzolano, la stagione dei monsoni sarà irregolare o mancherà del tutto.
  • In maggio, se la luna ha una “cuffia” colorata, è segno che un monsone è prossimo. Se la fascia le è distante, le piogge non saranno immediate.
  • Se d’estate nel tramontare il sole si tinge di rosso, verosimilmente è prossimo un buon monsone. Se invece il sole è pallido, biancastro, seguirà un monsone debole o tardivo.
  • I salici, e in particolare le foreste di salici favoriscono piogge ottimali e stagioni favorevoli.

(Le osservazioni di cui sopra sono di Shri Dhanur Singh Purty, un Ho Adivasi attento osservatore e interprete della natura, che risiede in un villaggio nei pressi di Chaibasa).

Triste ma vero, queste affascinanti e attente forme di rapportarsi con la natura stanno diventando cose del passato. Inutile dire che il motivo principale di questa grave perdita è l’assalto alla natura (jal, jangal, jamin) perpetrato dalla classe dirigente capitalista, cui il governo è strumentale. Un assalto che si esplica in due forme:

1) nella forma di atto politico che nega agli Adivasi l’accesso che gli spetta di diritto a jal, jangal, jamin (acqua, foresta, terra);

2) nella forma di violazione delle norme e dei comportamenti eco-etici degli Adivasi e del loro territorio.

Noi tutti sappiamo che il capitalismo finirà con lo scavarsi la propria fossa. Lo vediamo accadere laddove si tratta di inquinamento dell’acqua, aria, terra, vegetazione, della distruzione della fascia dell’ozono, e così via. Il problema del ‘riscaldamento del pianeta è dibattuto dagli ambientalisti, ma nessuno vi presta attenzione. La vera tragedia è che gli
Adivasi, da tempo immemore i custodi delle foreste, sono ormai ridotti in una situazione per cui loro stessi hanno iniziato a disboscare per guadagnarsi la mera sopravvivenza – aggiungendo così danno alla beffa.

Il MAGIS è impegnato nella difesa degli Adivasi con diversi progetti di educazione ed advocacy. Puoi sostenere le comunità Adivasi e la loro cultura con una donazione su https://bit.ly/39mbPKF.

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