La ricerca in RDC e in Italia permette di individuare gli anelli della catena di approvvigionamento dell’oro nelle singole fasi del percorso: estrazione, trasporto, fusione, raffinazione, fino alla sua integrazione e vendita del prodotto finito. La ricerca potrà fornire le basi per costruire proposte concrete ed interventi a favore di un utilizzo sostenibile dell’oro da parte di chi importa, lavora e vende.

Nel contempo sarà uno strumento utile per impedire che i proventi dell’estrazione producano lo sfruttamento di tante persone, tra cui minori, e l’insorgere di conflitti violenti. La ricerca contribuirà anche ad individuare gli importatori di minerali (tantalium, tungsteno, stagno e oro) tenuti al dovere di diligenza con il Regolamento UE 2017/821, che entrerà in vigore il 1 gennaio 2021.

Questa ricerca, un primo progetto sperimentale che il MAGIS ha ritenuto di avviare nell’ambito del piano di advocacy, ha come obiettivo la tutela dei tanti minatori artigiani delle miniere d’oro del Congo e la costituzione di un Albo di imprese piccole e grandi, che in Italia importano l’oro per lavorarlo, attenendosi alle norme europee sulla tracciabilità e sulla certificazione del metallo giallo.

Dove

Nord-Kivu, Repubblica Democratica del Congo

Periodo

2020 - 2022

Destinatari

  • Coloro che saranno informati della ricerca
  • Tutti i lavoratori delle maniere legali e illegali
  • Imprenditori etici
  • Opinione pubblica

Contributo

Contributi privati

Contesto

La Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi africani da cui viene estratto l’oro, numerose risultano essere le miniere, alcune legali ma molte altre illegali, ubicate soprattutto nella parte orientale del Paese. Migliaia di minori, circa 5 milioni di persone in totale vengono impiegate nello scavo di tunnel per l’estrazione del minerale giallo per poco meno di 2 dollari al giorno, in condizione di totale sfruttamento e in alcuni casi di vera e propria schiavitù. In Italia l’arte orafa costituisce un’eccellenza del made in Italy nel mondo, numerosi sono i distretti dell’oro nel nostro paese (Valenza, Vicenza, Arezzo, Napoli e altri). L’Italia non produce oro, ma lo importa in gran parte dall’Europa e dall’Africa per un ammontare, secondo i dati Istat del 2018, di oltre 350 milioni di euro, per poi esportarlo sotto forma di manufatti, gioielli, lavorazioni di alta qualità ecc.   Gli importatori dell’Unione Europea avranno obblighi in materia di due diligence nella catena di approvvigionamento di minerali provenienti da zone di conflitto.


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