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MAGIS Pace Terremoto in Afghanistan
Afghanistan,

Terremoto in Afghanistan

Bambine nel campo sfollati di Herat

Il terremoto che ha colpito l’Afghanistan nella notte tra domenica e lunedì scorsi inasprisce la situazione di un Paese che vive da anni condizioni di grave difficoltà. Il bilancio del violento sisma di magnitudo 6.0 che ha devastato una serie di città nella provincia di Kunar, vicino a Jalalabad, nell’est del Paese, è salito a oltre 1.400 morti, mentre più di 3.200 persone sono rimaste ferite. La nuova tragedia si riflette gravemente sulla crisi economica e sociale del Paese, con ulteriori conseguenze anche su quella umanitaria. E tra le realtà presenti nel Paese a sostegno delle comunità più fragili vi è da tempo la Fondazione MAGIS, in collaborazione col JRS Afghanistan, che si trova ad operare in particolare in aiuto di popolazioni sfollate.

A quattro anni dal loro ritorno al potere, i Talebani consolidano l’Emirato islamico, con progressi sul piano internazionale come il riconoscimento da parte della Federazione Russa e la graduale normalizzazione dei rapporti con i Paesi della regione. Si accentua tuttavia la distanza con la comunità euro-atlantica – che contesta al regime in primo luogo le discriminazioni di genere -, distanza su cui pesa anche la decisione dell’amministrazione Trump di porre fine agli aiuti umanitari.

Intanto, però, l’Afghanistan fa i conti con i problemi interni, e soprattutto con la dura realtà economica e sociale vissuta dalla maggior parte della popolazione, che soffre a causa della grave crisi finanziaria e delle restrizioni. Povertà e disoccupazione sono in aumento. Alle donne e alle ragazze sono vietati il lavoro e lo studio. Secondo il rapporto 2023 dell’Unicef, 28,3 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, di cui oltre 15 milioni di bambini. Gli sfollati interni a causa del conflitto erano fino agli anni scorsi 3,4 milioni, di cui il 58% bambini.

E ad aggravare la situazione, ecco anche il fenomeno dei “rifugiati di ritorno”. La crisi finanziaria e sociale in Afghanistan è stata ulteriormente appesantita dall’aumento delle deportazioni dal Pakistan e dall’Iran. Dall’inizio dell’aprile 2025, oltre 100.000 rifugiati afghani (per la maggior parte donne e bambini) sono stati costretti a rimpatriare dai due Paesi. A tali numeri vanno aggiunti gli altri 850.000 costretti a rimpatriare dall’ottobre 2024. Si prevede che nel 2025 arrivino in tutto altri due milioni di rifugiati da Iran e Pakistan. E su tutto questo si aggiungono ora le pesanti ricadute del sisma.

Fondamentale, dunque, nel dare sollievo a una diffusa serie di sofferenze, è l’azione di chi in Afghanistan opera proprio in favore degli sfollati. È appunto il caso di JRS Afghanistan, in particolare con un progetto a Herat volto a “promuovere comunità sostenibili e creative”, sostenuto dalla Fondazione MAGIS.

Si tratta qui di sostenere le comunità dei campi per sfollati di Kor-e-milli e Kahdeshtan, alla periferia della città di Herat, mediante programmi di nutrizione e di community building che comprendono: la salute mentale e il supporto psicosociale, programmi di empowerment giovanile, creazione di spazi sicuri per i bambini, mezzi di sussistenza e coesione sociale. Un’attenzione particolare è rivolta all’educazione e al supporto di bambini e ragazze.

La popolazione dei campi sfollati di Kor-e-milli e Kahdeshtan, alla periferia della città di Herat, vive in condizioni estremamente precarie. I bambini sono malnutriti a causa della situazione economica delle famiglie e vanno in strada a mendicare invece di partecipare alle attività del Centro per bambini, fa sapere il Magis. Per questo motivo il progetto assicura anche un supplemento di nutrizione a 860 bambini sfollati (età: 6-12 anni) in modo che possano frequentare le attività educative e ricreative organizzate per loro dal Centro per bambini, attività fondamentali per sostenerli nel loro percorso di sviluppo integrale e di resilienza nel contesto di povertà e violenza in cui vivono.

Va ricordato che proprio Herat, capoluogo dell’omonima provincia e dell’omonimo distretto nella parte occidentale dell’Afghanistan, con circa 590mila abitanti terza città del Paese per popolazione, è stata vittima dell’altro violentissimo terremoto che l’8 ottobre 2023 ha fatto 2.400 morti e 9.240 feriti, peggiorando ulteriormente la situazione delle comunità locali più vulnerabili.

Il progetto, in corso dall’inizio del 2024, oltre che 2.353 beneficiari diretti, ha come beneficiari indiretti 3.333 persone sfollate. Le comunità di sfollati, vedendo i benefici ottenuti a livello di nutrizione, educazione, leadership e gestione sociale, formazione professionale e avvio di attività generatrici di reddito, saranno motivate a sostenere le attività di volontariato giovanile che contribuiscono al benessere psicosociale, alla resilienza e alla coesione sociale delle comunità.

E i referenti locali del progetto fanno sapere: “i giovani afghani continuano a sperare contro ogni previsione grazie alla generosa solidarietà di donatori e collaboratori come voi. Il vostro sostegno fa la differenza nella vita di questi giovani”.

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