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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Diritti fondamentali Una cultura della cura per tutelare i diritti delle comunità emarginate
India,

Una cultura della cura per tutelare i diritti delle comunità emarginate

Tribali nello Stato del Jharkhand

Suor Ruby Mary Kujur, coordinatrice del progetto Lok Manch in difesa dei diritti dei gruppi marginalizzati, illustra la “cultura della cura” alla luce delle Preferenze Apostoliche Universali della Compagnia di Gesù e della situazione indiana

Nel suo messaggio per la 54a Giornata mondiale della pace, il 1° gennaio 2021, dal titolo: “La cultura della cura come percorso di pace”, Papa Francesco afferma che “la “cultura della cura” è la bussola che ci permette di raggiungere la pace nel mondo”. Ed è proprio di cura che il mondo ha bisogno in un momento come questo, in cui la pandemia di COVID-19 ha causato più di 77,7 milioni di contagi e ucciso oltre 1,7 milioni di persone, mentre milioni di persone hanno perso il lavoro.

La “cultura della cura”, continua il Papa, “quale impegno comune […] per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti, quale disposizione […] alla compassione, […] al rispetto mutuo e all’accoglienza reciproca, costituisce una via privilegiata per la costruzione della pace.” Solo superando ogni forma di nazionalismo, razzismo e conflitto, e prendendosi cura gli uni degli altri, il mondo potrà raggiungere la pace tanto agognata.

Indicare il cammino verso Dio mediante gli Esercizi Spirituali e il discernimento

Papa Francesco ci indica un Dio Creatore che, per primo, si prende cura dell’umanità, rivelando così la dignità suprema della creazione e la vocazione umana alla cura. La persona umana, infatti, ha la sua origine nel divino; per questo anela a Dio e si realizza pienamente solo nella conoscenza e nell’adesione alla sua volontà.

Siamo bombardati da immagini e opportunità che non lasciano spazio per trovare sé stessi e scoprire i propri desideri e la propria vocazione. È attraverso il discernimento che entriamo in contatto con il nostro “io” più profondo, il luogo in cui Dio ci parla. Il discernimento ci permette non solo di prendere decisioni importanti, ma anche di seguire Dio nelle piccole scelte quotidiane.

Camminare insieme ai poveri, agli esclusi dal mondo, feriti nella propria dignità, in una missione di riconciliazione e di giustizia

Il Papa ricorda che le persone sono create per vivere insieme con pari diritti e dignità. In India molti gruppi vengono emarginati e violati nella loro dignità: i Dalit (intoccabili), gli Adivasi (tribali), i poveri urbani, i contadini, varie minoranze con culture, lingue, religioni o etnie diverse.

Il lockdown dovuto alla pandemia ha provocato nel paese una “migrazione di ritorno di emergenza”: i lavoratori delle città, ormai privi di lavoro e senza alloggio, sono stati costretti a tornare ai loro villaggi di origine, percorrendo chilometri a piedi sotto il sole cocente, senza cibo né acqua a sufficienza.

Oggi i giovani si trovano ad affrontare sfide enormi: la fragilità delle relazioni tipica dell’era digitale, la disoccupazione, l’incertezza economica, l’aumento della violenza politica, molteplici forme di discriminazione e il degrado ambientale. Tuttavia, essi continuano a guardare al futuro con la speranza di una vita dignitosa in un mondo di pace. Occorre dare loro l’opportunità di svilupparsi in modo integrale. A tal fine molte istituzioni e organizzazioni non governative forniscono loro istruzione e formazione professionale.

Collaborare nella cura della Casa Comune

“Siete chiamati ad avere cura della creazione non solo come cittadini responsabili, ma anche come seguaci di Cristo” (Papa Francesco). Il 25 settembre 2015 vari Paesi hanno adottato un nuovo piano di sviluppo sostenibile (ndr Agenda 2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile) per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta e assicurare prosperità a tutti.

I popoli indigeni sono estremamente connessi con la natura, che proteggono e rispettano. I loro stili di vita ben si adattano alla conservazione della natura e all’uso sostenibile delle sue risorse. Il Tarumitra (“amici degli alberi” in hindi e in sanscrito) è un movimento ambientalista sviluppatosi dal Forum per l’Ambiente. È stato creato da alcuni studenti a Patna, in Bihar, nel 1988, ed è portato avanti da giovani impegnati che affrontano le problematiche ambientali globali basandosi sul principio che “il mondo intero è la mia famiglia”.

Il progetto Lok Manch: una cultura della cura

Lok Manch è una piattaforma composta da organizzazioni dei gesuiti e della società civile, e da leader di comunità. I suoi partner appartengono a diverse culture, lingue, religioni e gruppi etnici. Essa mira a tutelare i diritti delle comunità emarginate (Dalit, Adivasi, minoranze ed altri soggetti marginalizzati) promuovendo politiche di intervento in materia socio-politica, economica, culturale e religiosa.

Gli obiettivi principali del programma sono: identificare le lacune nelle politiche e nella loro attuazione da parte dei leader delle comunità; monitorare i processi decisionali a livello statale e nazionale per migliorare la legge; garantire l’accesso ai diritti riconosciuti dalla legge, quali la sicurezza alimentare, la tutela delle minoranze Dalit e Adivasi, l’ac- cesso ad acqua e servizi igienici, ecc.

L’India è al 103° posto nell’indice globale di povertà. Secondo il rapporto FAO 2019 194,4 milioni di persone sono malnutrite, il 37,9% dei bambini sotto i 5 anni è sottosviluppato. Le violenze perpetrate contro i Dalit sono in aumento. Milioni di Adivasi sono costretti a spostarsi a causa del cosiddetto “sviluppo”, mentre aumentano gli spostamenti causati dai conflitti, specialmente tra i Dalit e i Musulmani. Questi ultimi, insieme agli Adivasi, sono i gruppi con il maggior numero di persone sotto processo (più del 50%), detenute arbitrariamente dalle forze dell’ordine e dalle autorità di governo. È in questo contesto che opera Lok Manch, affinché lo Stato si assuma appieno le proprie responsabilità nella tutela dei diritti delle comunità emarginate.

Papa Francesco ci ricorda che “c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro” e ci esorta ad impegnarci per “formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri”. Sì, perché c’è un nesso indissolubile tra la pace nel mondo e la “cultura della cura”.

Sr. Ruby Mary Kujur
Coordinatrice del progetto Lok Manch

***Articolo tratto da GMI N. 97 marzo 2021

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