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MAGIS Diritti fondamentali Una debole risposta al Covid-19
Sud Sudan,

Una debole risposta al Covid-19

sud sudan

Anche il Sud Sudan, la nazione più giovane della terra, è alle prese con la pandemia. Le lotte politiche e i conflitti armati creano insicurezza e impediscono una risposta coesa ed efficace alla diffusione del virus.

Nonostante l’aumento dei casi conclamati di contagio (che al 14 maggio scorso erano 194), il governo ha deciso di allentare il parziale lockdown imposto in marzo – che vedeva la sospensione dei voli, la chiusura delle frontiere, delle scuole, delle imprese non essenziali, la proibizione di assembramenti ed eventi sociali, culturali e religiosi – e di riaprire a viaggi e commercio. Questa situazione rende molto alto il rischio di contagio in un Paese con il sistema sanitario più debole del mondo

Un’altra fonte di apprensione riguarda i litigi politici in corso a Juba: invece di cercare di mettere a punto una strategia coordinata ed efficace per combattere la pandemia, i leader politici si sono concentrati sulla lotta per l’assegnazione dei 10 Stati recentemente creati. La mancata nomina dei governatori dei nuovi Stati determina un vuoto di leadership che impedisce l’applicazione coordinata delle norme imposte dal governo nazionale e indebolisce la lotta al virus.

Nel frattempo, i conflitti intercomunitari continuano a mietere molte vittime e provocano numerose migrazioni all’interno del Paese. Inoltre, nella regione equatoriale alcuni gruppi ribelli stanno combattendo contro le forze governative nel tentativo di prendere il controllo di aree ricche di minerali. Tutti questi conflitti generano sofferenze umane indicibili e fame, che rendono la popolazione ancora più vulnerabile al Covid-19.

Le migrazioni forzate e la paura del contagio rendono il lavoro nei campi estremamente difficile per molte famiglie. Si prevede che il cibo coltivato non sarà sufficiente, con conseguenti interruzioni nelle catene di approvvigionamento e gravissime ripercussioni sulla sicurezza alimentare.

Infine, la percezione diffusa nella popolazione che Covid-19 sia una malattia che colpisce solo gli stranieri spinge molti a trascurare le misure preventive imposte dal governo e alimenta talvolta sentimenti e reazioni xenofobe tra la gente. I gesuiti della diocesi di Rumbek sono impegnati a sensibilizzare la popolazione circa la necessità di rispettare le norme di sicurezza (distanziamento sociale, lavaggio delle mani e il restare a casa) e auspicano che vengano prese misure più efficaci per prevenire la diffusione del virus.

Augostine Edan Ekeno, SJ, Responsabile della Parrocchia della Riconciliazione Santa Teresa di Rumbek e nostro partner locale di progetto, scrive: “Vista la situazione generale del Paese, attualmente la sicurezza e la speranza della popolazione dipendono dagli interventi, seppur scarsi e privi di coordinamento, delle varie agenzie umanitarie, delle ONG e delle Organizzazioni basate sulla fede.”

Puoi sostenere il progetto “Una pace da costruire” in Sud Sudan con una donazione su https://www.fondazionemagis.org/come-ci-puoi-aiutare/#donazioni

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