La parrocchia Santa Teresa di Rumbek (Sud Sudan) è gestita dai gesuiti, che ne hanno fatto un punto di riferimento costante per la popolazione locale traumatizzata da un conflitto decennale e che ancora oggi vive un clima di forte insicurezza. La parrocchia fornisce aiuti materiali alle comunità e alle famiglie attraverso la distribuzione di cibo, servizi di accoglienza, messa a disposizione di locali e stanze per incontri di vario genere ed attività con i bambini.

Il lavoro pastorale consiste nell’accompagnamento e nel conforto di quanti ancora soffrono dei traumi della guerra. Si promuovono percorsi di formazione spirituale, momenti di condivisione nella fede e incontri ricreatiti e formativi. Recentemente si sono costituite 4 piccole Comunità Cristiane che si occupano dell’animazione sociale e spirituale in parrocchia; i membri di tali comunità fanno parte del Comitato parrocchiale di Giustizia e Pace, un passo avanti verso la riconciliazione e la ricostruzione della pace. Saranno organizzati incontri di formazione alla leadership, momenti ed incontri di preghiera per rafforzare la fede sia individuale che comunitaria. Al fine di creare un ambiente accogliente e confortevole per la preghiera, alcune parti della parrocchia saranno ristrutturate e migliorate. Sarà offerto sostegno educativo alle persone più fragili e vulnerabili con percorsi d’istruzione primaria e secondaria e assistenza sanitaria.

Dove

Rumbek, Sudan del Sud

Periodo

Destinatari

441 giovani e vari leader dei gruppi ed associazioni della parrocchia di Santa Teresa a Rumbek 55 studenti delle scuole primarie e secondarie

Contributo

Donatori privati

Contesto

Il Sudan del Sud è uno Stato dell’Africa centro-orientale, nato nel 2011 a seguito di un referendum in cui la stragrande maggioranza ha votato l’indipendenza dal Nord. Decenni di guerre civili hanno determinato un grave stato di arretratezza, che rende il paese uno dei più poveri del mondo. La popolazione vive soprattutto nelle aree rurali dove pratica un’economia di sussistenza. La maggior parte degli abitanti segue credenze tradizionali (religioni animiste), solo una considerevole minoranza è cristiana. Nel 2005, un primo accordo di pace ha posto fine ad oltre 30 anni di brutale conflitto tra il popolo del Sudan meridionale e il governo di Khartoum nel Nord. Milioni di rifugiati e sfollati sudanesi (provenienti da oltre 60 etnie diverse) hanno fatto ritorno a casa.  Nel 2011 è stata votata l’indipendenza dal Nord ed è nato lo Stato Sudan del Sud. Nonostante l’ottimismo iniziale, nel 2013 è scoppiato un conflitto tra i vari gruppi etnici per la corsa al potere ed il controllo del nuovo Stato. Sebbene nel 2018 sia stato firmato un nuovo accordo di pace, mai rispettato, questo conflitto ha provocato e provoca tuttora un’estrema insicurezza, un nuovo spostamento di molte centinaia di migliaia di persone. E' un paese attraversato da una profonda crisi umanitaria. Nel gennaio 2020, dopo oltre sei anni di sanguinosa guerra civile, il Sud Sudan si avvia a ritrovare la pace. A Roma, il Governo del più giovane Paese del mondo (il Sud Sudan è indipendente dal 2011) e i leader del Ssoma, sigla che riunisce tutti i movimenti dell’opposizione, hanno infatti raggiunto un’intesa per la cessazione delle ostilità. L’accordo, per il raggiungimento del quale ha avuto un ruolo fondamentale la mediazione della Santa Sede e della Comunità di sant’Egidio che ha ospitato i negoziati, è stato definito di enorme importanza per il raggiungimento del consenso tra tutte le parti politiche del Sud Sudan, firmatarie e non firmatarie rivitalizzando l'accordo di pace del 2018. Nel documento, intitolato “Dichiarazione di Roma sul processo di pace in Sud Sudan”, le parti hanno «solennemente dichiarato di impegnarsi e aderire all'accordo per la cessazione delle ostilità del dicembre 2017 e per evitare ulteriori scontri armati nel paese» a partire dal 15 gennaio 2020. Oltre a fare tacere le armi, le parti hanno riaffermato di essere pronte a permettere l’accesso umanitario continuo e ininterrotto alle organizzazioni locali e internazionali, incluse le organizzazioni non governative, per alleviare le sofferenze della popolazione.


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