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MAGIS Notizie Un’esperienza missionaria tra le etnie indios
Bolivia,

Un’esperienza missionaria tra le etnie indios

La mia conoscenza della Chiesa in America Latina risale ad un’esperienza di formazione e missione vissuta da gennaio 2019 a luglio dello stesso anno; sette mesi vissuti in Bolivia durante i quali ho potuto visitare diversi angoli di quel paese diversissimo, dalle Ande all’Amazzonia, ed anche esercitare il mio ministero di sacerdote gesuita nelle comunità dell’Amazzonia boliviana. È stata, come è facile immaginare, un’esperienza ricchissima che mi ha aperto gli occhi su tante differenze tra la cultura latinoamericana e quella europea, come anche la grandissima differenza fra la Chiesa italiana e quella boliviana. Vorrei quindi riprendere in questo breve articolo quelle due che a cinque anni di distanza mi sono rimaste più impresse.

La prima è quella della tragedia della storia coloniale che ha portato alla aggressione e uccisione di diverse etnie indios. Oggi forse useremmo un termine coniato molto dopo il colonialismo spagnolo di allora, genocidio, parola di cui tanto si discute per quello che sta succedendo a Gaza, il cui crudele bombardamento sarebbe impossibile senza il sostegno politico e bellico dell’imperialismo occidentale. Quale che sia l’entità del massacro e dell’asservimento esercitato sistematicamente dalle forze coloniali (cristiane!) su tantissime etnie indios, esso fu poi perseguito con uguale, se non maggiore spietatezza, dai giovani paesi moderni che si affrancavano dagli imperi coloniali di Spagna e Portogallo. Mentre paradossalmente le giovanissime nazioni del nuovo continente si proponevano alla storia come modelli di libertà ed emancipazione, di fatto relegavano gli indios ai margini della vita politica e sociale, quando ancora non miravano al loro totale annientamento. Insomma la storia dell’America Latina è marchiata a fuoco dalla violenza e sfruttamento selvaggio delle potenze europee prima e degli Stati liberali dopo. I frutti amari di questa storia si vedono oggi in ogni angolo del continente: dalle città alle zone rurali non si contano le sofferenze inflitte dalla povertà e dalla disuguaglianza economica, che a sua volta ripete continuamente il circolo vizioso dello sfruttamento e della violenza.

Vorrei ora riportare una seconda differenza, più ecclesiale. In questo contesto sociale che ho appena descritto, l’enciclica Populorum Progressio è stata il punto di riferimento di gran lunga più importante che la Chiesa latinoamericana ha ricevuto dal periodo del post-concilio. Quello che per noi in Europa è stata l’enciclica Gaudium et Spes, che ha permesso alle Chiese del vecchio continente di girare pagina rispetto all’isolamento sociale e politico in cui si era relegata con la rottura unilaterale e senza appello con l’Europa moderna e con la sua cultura dei diritti civili e della laicità, per le Chiese latinoamericane lo è stata l’enciclica Populorum Progressio. Grazie a questa vibrante e sofferta enciclica Paolo VI ha dato voce alle più brucianti esigenze della Chiesa e dei popoli dell’America Latina. Tutto l’impressionante cammino ecclesiale che ne è seguito, che oggi Papa Francesco chiamerebbe sinodale, da Puebla fino a Aparecida e oltre, non ha assolutamente pari in nessun altro continente, Europa compresa. La Chiesa Latinoamericana è riuscita a forgiarsi concetti e prassi pastorali molto più rispondenti alle sfide dei loro popoli, arrivando a chiarirsi con lucida onestà intellettuale e coraggioso senso profetico, i criteri ecclesiali per cui una evangelizzazione ha senso e rilevanza oggi per i popoli che ne sono insieme destinatari e protagonisti. Tanto di questa storia recente si ritrova nelle scelte del pontificato di Papa Francesco: il ruolo centrale dei poveri, la questione del vivere insieme e della fratellanza, la conversione all’ecologia integrale, tanto per sceglierne solo alcune, che sono punti nevralgici che la Chiesa latinoamericana si è dovuta porre nella sua storia recente. Papa Francesco, salendo al soglio pontificio, le ha messe nell’agenda di tutte le Chiese, nostra compresa.

di Renato Colizzi SJ

Poesia di un bambino boliviano (Fe y Alegría)  

Il pianeta si consegna totalmente, non farlo soffrire ingiustamente.

Devi salvarlo, non è un oggetto.

Prenditi subito cura della foresta vergine.

Sta a te mantenere viva la speranza,

foreste verdi per la generazione futura.

Pensa all’ecologia,

lei pensa a te notte e giorno.

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