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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Educazione I ragazzi del Crec in piazza per dire «no» alla corruzione
Benin,

I ragazzi del Crec in piazza per dire «no» alla corruzione

Scenderanno in piazza tutti vestiti di bianco per gridare ad alta voce «no» alla corruzione. Anche quest’anno i ragazzi del Crec (Centre de Recherche d’Etude et de Créativité) di Cotonou (Benin) si recheranno nella spianata dello stadio e dell’amicizia per protestare contro il malaffare che sottrae risorse e servizi alla popolazione africana. L’appuntamento è per sabato 19 dicembre alle ore 7. La manifestazione sarà preceduta, venerdì 18 dicembre alle ore 18, da una conferenza sulla corruzione in Benin che si terrà nella sede del Crec. L’iniziativa, portata avanti dai gesuiti beninesi con il contributo del Magis nell’ambito di un progetto di formazione del cittadino, cerca di lavorare con i giovani per sensibilizzare la comunità locale sui pericoli della corruzione. Un fenomeno quest’ultimo molto diffuso in Africa.

Secondo l’«Africa Survey 2015», redatto da Transparency International e da Afrobarometer, negli ultimi dodici mesi la corruzione è aumentata nella maggior parte degli Stati africani. In 18 dei 28 Paesi presi in esame, la grande maggioranza degli intervistati ritiene che il loro Governo non stia facendo abbastanza per combattere la corruzione. Il 22% degli africani sopportano quotidianamente il peso della corruzione quando tentano di accedere ai servizi pubblici di base nei loro paesi. Hanno pagato mazzette soprattutto coloro che sono entrati in contatto con tribunali o forze dell’ordine. I poveri, la fascia della popolazione che utilizza maggiormente i servizi pubblici, hanno il doppio delle probabilità di dover pagare un «extra» ai funzionari e agli impiegati.

In questo contesto, le parole pronunciate da Papa Francesco a Nairobi nel corso della sua recente visita in Africa, suonano come un monito: [la corruzione] «ci entra dentro come lo zucchero, è dolce, ci piace, è facile. E poi finiamo male, facciamo una brutta fine. Finiamo diabetici o il nostro Paese finisce per ammalarsi. Ogni volta che accettiamo una tangente, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità e la nostra patria. Per favore, non prendete gusto a questo zucchero che si chiama corruzione».

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