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Cooperazione internazionale: via della pace

Eveline (Ciad)

“Cooperazione missionaria e internazionale, via della pace”, questo il titolo dell’incontro della Fondazione MAGIS tenutosi il 22 giugno scorso presso le suore di S. Giuseppe di Chambery a Roma. Un incontro da collocarsi nello spirito del cammino sinodale cui il MAGIS intende contribuire attuando le Preferenze Apostoliche Universali della Compagnia di Gesù e l’opzione preferenziale per i poveri.

È una vera e propria sfida educativa quella che ci aspetta perché pace e cooperazione non si improvvisano ma si costruiscono attraverso un’educazione ad esse, ha affermato Cristiano Laino sj, consigliere della Fondazione, citando Papa Francesco: Molti sanno che il progresso attuale e il semplice accumulo di oggetti o piaceri non bastano per dare senso e gioia al cuore umano, ma non si sentono capaci di rinunciare a quanto il mercato offre loro. […] Per questo ci troviamo davanti ad una sfida educativa (LS 209).

Fausto Gasparroni, vaticanista dell’ANSA e promotore del blog Tra cielo e terra sulla geopolitica delle religioni, ha sottolineato il recente aumento dei conflitti armati e come la cooperazione internazionale sia uno strumento della politica estera per la pace poiché molte guerre sono dovute a ineguaglianze economiche e sociali, ad estrema povertà, a migrazioni forzate, al desiderio di controllare le risorse di alcuni paesi. Ha ribadito la necessità di testimoniare: “in un mondo intriso di correnti di odio, discriminazioni, nazionalismi, è indispensabile parlare di buoni esempi di solidarietà, e far vedere come i rapporti tra Occidente e quello che era chiamato Terzo mondo non sono improntati sempre e solo a politiche di sfruttamento, espropriazione delle risorse, colonizzazione, o vera e propria rapina fondata sulla corruzione, ma vantano esempi luminosi come i progetti attuati dalla Fondazione MAGIS”.

Ha raccontato le contraddizioni viste durante il suo viaggio in Sri Lanka Antonella Palermo, giornalista di Vatican News, autrice del reportage sull’isola srilankese contenuto nell’inserto di Gesuiti Missionari Incontri n° 108 e pubblicato su Vatican News e su L’Osservatore Romano: l’estrema povertà, la fame, lo sfruttamento, la sfida del dialogo religioso, ma anche le donne in prima fila e l’operato dei gesuiti per promuovere l’educazione e dare dignità e opportunità di lavoro a chi è ancora ferito dalla guerra. Ha concluso: “È stato importante andare e raccontare. La comunicazione è un elemento strategico. Le cose virtuose vanno raccontate.”

La rendicontazione attuata dal MAGIS (bilanci finanziari e sociale), ha evidenziato Carlo Manunza sj, vicepresidente della Fondazione MAGIS e docente alla facoltà teologica in Sardegna e a Napoli, è molto più che un adempimento tecnico: la condivisione appassionata di quanto viene realizzato con le donazioni mette in contatto vitale il donatore con il beneficiario e incide sui bisogni. Fin dall’inizio Ignazio di Loyola chiedeva ai suoi missionari di comunicare la realtà del posto in cui vivevano e le attività che vi svolgevano. Lui stesso scrisse oltre 7.000 lettere. Era un modo di camminare insieme (sinodalità), donatori e poveri, perché altri sentissero come proprio il lavoro-servizio svolto dai missionari.

Antonio Landolfi, Segretario generale, ha indicato “tre buoni motivi per aderire alla Fondazione MAGIS e sostenerla”: 1) La Compagnia di Gesù, che ne rappresenta le radici e i valori, sintetizzabili nella frase di Jeronimo Nadal: Il mondo è la nostra casa. 2) Lo Statuto della Fondazione, che ne definisce la struttura con i suoi pesi e contrappesi e il rigore nella trasparenza. 3) L’impegno all’estero con 48 progetti (cultura, diritti fondamentali, educazione, pace, salute) in 24 paesi e 1.685.757 beneficiari diretti, e l’impegno in Italia, in particolare nell’educazione alla cittadinanza globale nelle scuole e attraverso GMI. Infine, mostrando la foto di Eveline, donna ciadiana sieropositiva con figlia di 8 anni sieropositiva, che nella sua povertà sorride piena di gratitudine, ha concluso: “Grazie perché in una società italiana in profondo sonno, come quella ritratta dall’ultimo rapporto Censis, dove urge ravvivare la speranza tra i giovani, Eveline ci mostra cos’è l’essenzialità”.

La giustizia è un aspetto centrale del Vangelo, oggi troppo spesso trascurato, ha affermato Ambrogio Bongiovanni, presidente della Fondazione, ricordando che un significato del giubileo nella tradizione biblica era ripristinare la giustizia, condonare i debiti, riaggiustando gli squilibri che si creano naturalmente nello sfruttamento della terra e nella società. Ha spiegato che la Fondazione “cammina con i poveri” nello spirito delle Preferenze Apostoliche Universali della Compagnia di Gesù, e nello spirito della sinodalità, mettendo al centro l’opzione preferenziale per i poveri: una chiesa dei poveri e per i poveri che non si abbassi alle logiche del potere economico e finanziario. Ha precisato: “Si tratta di una cooperazione che non sia solo erogazione di fondi, in un approccio assistenziale o colonialista o tecnicista, ma un camminare insieme. Non possiamo separare missionarietà (amore verso Dio, verso il prossimo e verso gli ultimi) e cooperazione internazionale. Attraverso GMI comunichiamo cosa impariamo dai poveri, come i poveri ci cambiano. Non basta aiutare, occorre farsi voce dei poveri attraverso una comunicazione alternativa per costruire comunità alternative.” 

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