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MAGIS Notizie Diario dal Brasile, agosto. Prepararsi a lasciare una terra in cui “Dio è ovunque”
Brasile,

Diario dal Brasile, agosto. Prepararsi a lasciare una terra in cui “Dio è ovunque”

Simone Garbero, classe 1998, è un volontario della Fondazione Magis partito da Torino alla fine di Gennaio per una missione di sei mesi in Brasile. Simone è accolto e guidato in un percorso di formazione integrale dal Centro Alternativo di Cultura (CAC): è un volontario dell’equipe di lavoro e si sta occupando di comunicazione. La Fondazione MAGIS è presente in quest’area con il progetto “Reti di economia solidale delle donne in Amazzonia” e con il Sostegno a Distanza (SaD).
Come spesso accade, chi va per aiutare, scopre di ricevere più di quanto possa donare e le parole che Simone ha inviato a membri e collaboratori della Fondazione Magis attraverso whatsapp durante la sua esperienza in Brasile racchiudono il senso di un’esperienza che spalanca gli occhi e il cuore.
La potenza dei suoi racconti è tale da averci fatto pensare di condividerla con amici e sostenitori della fondazione Magis. Nella rubrica “Diario dal Brasile” vogliamo mensilmente raccogliere i messaggi che Simone scrive con lo stile del diario quando qualcosa di ciò che vive lo colpisce particolarmente.

Il diario dal Brasile. Agosto

Dall’Amazzonia n.12 – Non so quanto risalto sia stato dato in Italia all’evento, ma in questi giorni Belém si è sentita la capitale della grande Amazzonia, ospitando due giorni di incontro dei Presidenti degli Stati che condividono la foresta amazzonica, per definire strategie in comune in vista della COP28 di Dubai a Novembre.

 Come spesso accade i documenti che escono da questi incontri internazionali finiscono per essere molto prudenti e poco ambiziosi, soprattutto in questo caso in cui c’è in gioco la tutela di un bene così prezioso come il bioma amazzonico… Forse più interessanti sono state le giornate precedenti l’incontro dei presidenti, con i “Dialoghi amazzonici”: tre giorni di conferenze e tavole rotonde in un grande centro congressi in cui si sono confrontati movimenti sociali, rappresentanze indigene e di comunità tradizionali, politici e studiosi di tutta la panamazzonia. Un movimento molto grande con migliaia di persone partecipanti e molte idee in circolo!

Tutto ciò per Belém è stata una prova generale in vista della COP30 che nel 2025 si terrà proprio qui: di fronte a molte critiche che considerano la città inadatta ad ospitare un evento del calibro di una COP, i giorni scorsi sono stati una grande dimostrazione e ostentazione di abilità e di forza di fronte al mondo, addirittura hanno fatto arrivare una portaerei nel porto!

A parte gli eventi internazionali, per oggi ancora un paio di cartoline dai miei itinerari sulle acque di fine luglio, perché di cosa da raccontare ce ne sono ancora molte! Oggi il filo conduttore sono i colori!

AZZURRO+VERDE+MARRONE

Le giornate viaggiando su di una barca tradizionale lungo il rio Amazonas trascorrono lente tra una fermata e l’altra nelle città lungo il fiume. Ci sono pochi elementi che si ripetono costantemente: il borbottio del motore di sottofondo, lo sciabordio dell’acqua tagliata dalla chiglia dell’imbarcazione, il venticello umido sulla pelle e l’attività principale da fare è contemplare. Cercare un posto comodo dove appoggiare il mento sulle mani appoggiate al parapetto e lasciare che gli occhi si perdano nel paesaggio straordinario e monotono che scorre.

Tre i colori: il marrone dell’acqua che scorre, portando in sé una sottilissima sabbia marrone che le dà questo colore del tutto opaco; il verde della foresta in un’infinità di sfumature e puoi solo immaginare la vita che abita tra i rami! Il terzo colore è l’ azzurro del cielo, sempre limpido in questa stagione, con il sole caldissimo che accompagna.

MARRONE, NERA, VERDE: ACQUA

Se in Italia pensando all’acqua ci viene in mento qualcosa di trasparente o blu, in Amazzonia mi sono reso conto di quanto le sfumature dell’acqua siano molte di più! In generale ogni fiume ha il proprio colore, dato dalle caratteristiche del territorio in cui scorre: l’Amazonas è marrone e opaco, il Rio Negro di Manaus è nero ma trasparente, come se ci fosse dentro del tè nero, il Rio Tapajòs, a Santarém è azzurro-verdino e trasparente (con spiagge bellissime). Il bello è quando ciascuno di questi fiumi con colori diversi si getta nell’Amazonas: siccome le acque oltre ad avere colori diversi differiscono anche per temperatura e composizione chimica, le acque non si mescolano subito, ma procedono affiancate per alcuni chilometri. È l’ incontro delle acque, uno spettacolo che ho potuto ammirare sia a Manaus che a Santarém.

Dall’Amazzonia n.13 -La mia strada qui in Amazzonia sta quasi arrivando alla fine, ormai mi resta poco più di una settimana! Mentre cerco di approfittare al meglio del tempo che ancora ho qui, riorganizzando cose iniziate da finire, pensieri e un nuovo inizio che mi aspetta di ritorno in Italia, ecco ancora un paio di cartoline dall’Amazzonia!

SAGRADO

In questo pezzo di mondo l’elemento del sacro, “o sagrado”, è ovunque, in una forma estremamente diversa da come viene vissuto nella nostra società attuale. L’idea che nella realtà ci sia qualcosa che va oltre al concreto materiale è un dato di fatto, una base imprescindibile che nessuno si sogna di mettere in dubbio. Da un lato c’è il bagaglio antichissimo della religiosità delle comunità tradizionali sia indigene sia di origine africana, legata alla vita immersa nella foresta, dall’altra la religione cristiana importata dagli europei. Le due dimensioni spesso si sovrappongono e si mescolano nella religiosità popolare, per assurdo sono invece molto più difficili le relazioni tra le varie denominazioni cristiane, dove accanto alla cattolica nascono continuamente nuove chiese evangeliche autonome.

Al di là di questioni più profonde di cui si può discutere, a colpo d’occhio Dio è ovunque: sulle fiancate delle barche, sui camion, sulle baracchine che vendono cibo… onnipresente!!

QUESTIONI DI TERRA

Questa è una terra di forti conflitti, credo di averlo già scritto da qualche parte, ma è la terra stessa l’oggetto dei conflitti più violenti. Terra in Amazzonia (ma in tutto il Brasile direi) significa soprattutto campi per coltivare soja e pascoli per allevamento estensivo di vitelli da carne. Oggi la maggior parte della terra coltivata è organizzate in grandi proprietà, che spesso inglobano terre di cui non sono legittimamente proprietarie e la produzione è destinata soprattutto all’esportazione.

Molti movimenti sociali però richiedono una riforma agraria che privilegi una divisione in terreni più piccoli coltivati da famiglie. Il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) è il principale attore di questa lotta, che porta avanti da anni, organizzando occupazioni (“assentamenti”) di terre pubbliche di cui i latifondisti si sono appropriati illegittimamente. Ho potuto conoscere l’assentamento Quintino Lira: una storia di 16 anni di molta lotta e di violenza messa in atto dai latifondisti per ostacolare le rivendicazioni del movimento, ma fronteggiata dalla resistenza di donne, uomini e bambini ben fermi sulle terre che possono finalmente coltivare.

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