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MAGIS Notizie “Diario dal Brasile”, Giugno. Simone Garbero mostra le contraddizioni di un paese in festa
Brasile,

“Diario dal Brasile”, Giugno. Simone Garbero mostra le contraddizioni di un paese in festa

Simone Garbero, classe 1998, è un volontario della Fondazione Magis partito da Torino alla fine di Gennaio per una missione di sei mesi in Brasile. Simone è accolto e guidato in un percorso di formazione integrale dal Centro Alternativo di Cultura (CAC): è un volontario dell’equipe di lavoro e si sta occupando di comunicazione. La Fondazione MAGIS è presente in quest’area con il progetto “Reti di economia solidale delle donne in Amazzonia” e con il Sostegno a Distanza (SaD).
Come spesso accade, chi va per aiutare, scopre di ricevere più di quanto possa donare e le parole che Simone ha inviato a membri e collaboratori della Fondazione Magis attraverso whatsapp durante la sua esperienza in Brasile racchiudono il senso di un’esperienza che spalanca gli occhi e il cuore.
La potenza dei suoi racconti è tale da averci fatto pensare di condividerla con amici e sostenitori della fondazione Magis. Nella rubrica “Diario dal Brasile” vogliamo mensilmente raccogliere i messaggi che Simone scrive con lo stile del diario quando qualcosa di ciò che vive lo colpisce particolamente.

Il diario dal Brasile. Giugno

Dal Parà n°8 – Giugno in tutto il Brasile ma in modo particolare nel Nord e Nordest è tutto un mese di festa: si incrociano le ricorrenze di santi molto popolari, sant’Antonio, san Giovanni e San Pietro con antichissime feste che in Europa segnavano l’inizio dell’estate, il tutto portato in Brasile al tempo della colonizzazione e reinterpretato. Insomma, ovunque per le strade ci sono bandierine colorate e ogni comunità organizza la sua festa in cui bisogna indossare cappelli di paglia e camicie a scacchi in stile campagnolo. 🤠 Il massimo sono i balli e il cibo: scendono in campo tutti i piatti della tradizione, soprattutto a base di mais , tra cui non può mancare il “mingau”, un dolce di mais bianco cotto nel latte. In un clima molto carnevalesco i balli tipici sono le ” quadrilhe “: danze popolari di gruppo con costumi coloratissimi e super elaborati, mentre tutte le domeniche del mese nella piazza principale della città c’è una sfilata di musica e danze seguendo il bue blu e indossando cappelli di paglia da cui pendono nastri colorati. Insomma alla gente paraense piace fare festa e accalcarsi in piazza per ballare e suonare!

Ora due cartoline tra i tanti incontri di questi giorni.

UN FIUME COME STRADA

Ci viene subito da pensare a Venezia, ma qui è un’altra storia: per le comunità riberinhas (“rivierasche”) che abitano l’Amazonia l’acqua è la strada ma non ci sono le fondamenta, i marciapiedi veneziani lungo i canali. Molto spesso, come nella comunità di Piriquitaquara, su di un’isola vicinissima a Belém che ho conosciuto qualche giorno fa, ogni casa, cioè palafitta in legno, si affaccia sul fiume con il suo pontile, ospite della foresta che la circonda. Stessa cosa la scuola della comunità: fiume, pontile, scuola, alberi intorno. Un modo di vivere assolutamente diverso da quello a cui siamo abituati, le famiglie vivono di pesca e raccolta dei frutti della foresta, soprattutto açaì che viene venduto in città.

SCARTI

Qui c’è un grosso problema con l’immondizia : l’usa e getta va alla grande ovunque, la raccolta dell’immondizia è poco funzionale e la raccolta differenziata è un concetto fantasioso. Cioè secondo la prefettura esiste, ma di fatto i luoghi in cui portare l’immondizia differenziata sono pochissimi e la narrazione è che separando i rifiuti si fa un’azione di solidarietà verso le cooperative che si occupano di riciclarli, anziché un dovere civile verso l’ambiente. Insomma gran parte dei rifiuti della Grande Belém finivano fino a poco fa in un’enorme discarica nella periferia dell’area metropolitana, ora in teoria la discarica è stata chiusa e i rifiuti vanno in un’altra poco lontana. Il Centro Alternativo di Cultura sta iniziando un lavoro con bambini e adolescenti nella comunità che abita ai piedi delle colline di rifiuti della discarica: famiglie che sopravvivono andando nella discarica a cercare materiali riciclabili da vendere. Interessante riuscire a trasformare i rifiuti in una risorsa per vivere! Sì peccato che qualcosa va storto e per contagio è la comunità stessa a diventare uno scarto di umanità, esclusa e dimenticata da tutto il resto della città.

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