In linea con il tema “Giovane, il Signore ti chiama a costruire un mondo di pace e giustizia” adottato dall’Arcidiocesi di Bamako, MAGIS e gesuiti stanno implementando il progetto “Formazione socio-politica per i giovani leader del Centro Djoliba” in Mali che si rivolge a giovani leader cristiani, musulmani o di altre fedi.

Dove

Bamako, Mali

Periodo e stato del progetto

— Concluso

Destinatari

I beneficiari sono 25 giovani di fedi diverse. La durata della formazione è di 35 ore (7 al giorno per 5 giorni); coinvolge giovani di diversa provenienza religiosa, realizzando quanto esprime il Documento finale dell’ultimo Sinodo sui giovani: "I giovani cristiani […] sono chiamati ad aprirsi ai giovani di altre tradizioni religiose e spirituali, a mantenere con loro rapporti autentici che favoriscano la conoscenza reciproca e guariscano dai pregiudizi e dagli stereotipi. ...........Testimoni del Vangelo, questi giovani con i loro coetanei diventano promotori di una cittadinanza inclusiva della diversità e di un impegno religioso socialmente responsabile e costruttivo del legame sociale e della pace.” (n. 155).

Contributo

Donatori privati

Contesto

Il Mali è un vasto Stato dell’Africa occidentale, è stato a lungo considerato un esempio di stabilità politica e di coesione sociale ed inter-religiosa. Dal 2012 il Paese vive una grave crisi sociopolitica iniziata con lo scoppio della guerra civile ed un colpo di Stato militare. Attualmente i guerriglieri separatisti del Nord - appoggiati da gruppi fondamentalisti islamici – hanno preso il controllo del Nord del paese. Lo Stato non è in grado di stabilire la propria autorità e l'instabilità si sta diffondendo nel resto del paese. Più del 40% dei maliani vive sotto la soglia di povertà. Il 94,8% della popolazione è musulmana, il 2,4% cristiana e il 2% animista. Negli ultimi anni, l’affermarsi del fondamentalismo islamico sulla scena politica, sociale e religiosa sta minando le fondamenta della laicità dello Stato (sancita dalla Costituzione del 1992) e la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani. La Chiesa cattolica (presente soprattutto nella capitale), da sempre molto attiva nei settori dell’evangelizzazione, della sanità, dell’educazione e del dialogo inter-religioso, negli ultimi anni ha chiuso diverse scuole, centri sanitari e comunità religiose.

I giovani maliani rappresentano una parte significativa della popolazione (il 60-65% dei giovani ha meno di 30 anni). Oltre alle donne, sono i più colpiti dalla crisi. Non avendo opportunità di integrazione sociale e socio-professionale, sono particolarmente esposti al rischio di radicalizzazione politica e religiosa. Molti lasciano il villaggio per cercare lavoro nelle grandi città (in particolare a Bamako) e non trovandolo finiscono in strada e, come molti loro coetanei urbani, diventano vittime dell'alcool, della droga, della prostituzione e della criminalità.
Tra le cause di disoccupazione vi è talvolta anche la mancanza di una formazione adeguata. Alcuni giovani migrano nei paesi limitrofi; altri attraversano il deserto verso il Niger, la Libia, il Marocco o l'Algeria, sperando di arrivare in Europa. Molti finiscono per diventare vittime della tratta e di abusi psicologici e fisici.
Giovani frustrati e delusi, con pochi punti di riferimento, poveri, senza o con scarsa formazione e disoccupati, costituiscono una mina vagante. Sono allo stesso tempo vittime e distruttori manipolati, ma sono anche i costruttori di domani. Occorre investire sui giovani e sulle donne per la ricostruzione sociale, economica e politica del paese, rendendoli capaci di leadership e di una buona governance al servizio del bene comune.

In questo contesto, la comunità di gesuiti arrivata da poco e per la prima volta a Bamako, ha come missione quella di gestire il Centro Djoliba, un centro di documentazione e di formazione socio-politica per giovani, luogo di conferenze e dibattiti che mira a promuovere la pace, la leadership etica, il bene comune, l'insegnamento sociale della Chiesa nella prospettiva del dialogo inter-religioso e interculturale.


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