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MAGIS Pace Siria 2 anni dopo. Intervista a P. Dall’Oglio
Siria,

Siria 2 anni dopo. Intervista a P. Dall’Oglio

Auguri di Natale da P. Paolo Dall'Oglio SJ

P. Paolo Dall’Oglio SJ, in questi giorni in Italia per un ciclo di incontri focalizzati sulla situazione in Siria, l’ultimo organizzato ieri a Roma dalla Focsiv, non si dà pace. Le vittime in oltre due anni di guerra civile sono oltre 70mila, numeri che non riescono comunque a spingere la comunità internazionale a individuare una soluzione. «Lo stato dell’arte si avvicina alla tesi di alcuni neoconservatori statunitensi secondo i quali la guerra tra sunniti e sciiti è la migliore opzione strategica per Stati Uniti e Israele», sostiene il fondatore della comunità monastica di Deir Mar Musa. «L’opzione migliore – spiega P. Paolo – è che non vinca nessuno, come accaduto negli anni Ottanta nel conflitto tra Iran e Iraq: per l’Occidente si è imposta questa logica che paralizza le scelte. Di fatto si sta agendo così».

Nella prima fase del conflitto P. Paolo si era battuto «per un intervento diplomatico», per evitare che i grandi conflitti internazionali «si combattessero sul corpo vivo dei siriani». Poi ha sostenuto la necessità di una presenza non violenta delle ong, «quanto tutto era ancora possibile, cioè fino all’estate del 2011». Infine è giunto il momento, sostiene, del «diritto all’autodifesa e del dovere del soccorso ad un popolo in disgrazia». Un sostegno che è deve essere anche sociale. «Dobbiamo aiutare le società civili islamiche ad assumersi le loro responsabilità sul territorio», spiega riferendosi a quelle aree su cui le forze islamiste hanno preso il controllo. Finora infatti, escluse se non bandite dal potere, «hanno vissuto di critica, ma ora devono cominciare a vivere di responsabilità assunta, e lavorare per dare un’organizzazione alle loro società».

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