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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Educazione “Diario dal Brasile”, agosto. Il momento di tornare a casa, in Italia
Brasile,

“Diario dal Brasile”, agosto. Il momento di tornare a casa, in Italia

Simone Garbero, classe 1998, è un volontario della Fondazione Magis partito da Torino alla fine di Gennaio per una missione di sei mesi in Brasile. Simone è accolto e guidato in un percorso di formazione integrale dal Centro Alternativo di Cultura (CAC): è un volontario dell’equipe di lavoro e si sta occupando di comunicazione. La Fondazione MAGIS è presente in quest’area con il progetto “Reti di economia solidale delle donne in Amazzonia” e con il Sostegno a Distanza (SaD).
Come spesso accade, chi va per aiutare, scopre di ricevere più di quanto possa donare e le parole che Simone ha inviato a membri e collaboratori della Fondazione Magis attraverso whatsapp durante la sua esperienza in Brasile racchiudono il senso di un’esperienza che spalanca gli occhi e il cuore.
La potenza dei suoi racconti è tale da averci fatto pensare di condividerla con amici e sostenitori della fondazione Magis. Nella rubrica “Diario dal Brasile” vogliamo mensilmente raccogliere i messaggi che Simone scrive con lo stile del diario quando qualcosa di ciò che vive lo colpisce particolarmente. Qui l’ultima puntata di un viaggio che attraverso gli occhi di Simone ha fatto conoscere ai nostri lettori un angolo remoto di mondo, pieno di fede e natura.

Il diario dal Brasile. Agosto

Dall’Amazzonia n.13 – La mia strada qui in Amazzonia sta quasi arrivando alla fine, ormai mi resta poco più di una settimana! Mentre cerco di approfittare al meglio del tempo che ancora ho qui, riorganizzando cose iniziate da finire, pensieri e un nuovo inizio che mi aspetta di ritorno in Italia, ecco ancora un paio di cartoline dall’Amazzonia!

— SAGRADO
In questo pezzo di mondo l’elemento del sacro, “o sagrado”, è ovunque, in una forma estremamente diversa da come viene vissuto nella nostra società attuale. L’idea che nella realtà ci sia qualcosa che va oltre al concreto materiale è un dato di fatto, una base imprescindibile che nessuno si sogna di mettere in dubbio. Da un lato c’è il bagaglio antichissimo della religiosità delle comunità tradizionali sia indigene sia di origine africana, legata alla vita immersa nella foresta, dall’altra la religione cristiana importata dagli europei. Le due dimensioni spesso si sovrappongono e si mescolano nella religiosità popolare, per assurdo sono invece molto più difficili le relazioni tra le varie denominazioni cristiane, dove accanto alla cattolica nascono continuamente nuove chiese evangeliche autonome.
Al di là di questioni più profonde di cui si può discutere, a colpo d’occhio Dio è ovunque: sulle fiancate delle barche, sui camion, sulle baracchine che vendono cibo… onnipresente!!

— QUESTIONI DI TERRA
Questa è una terra di forti conflitti, credo di averlo già scritto da qualche parte, ma è la terra stessa l’oggetto dei conflitti più violenti. Terra in Amazzonia (ma in tutto il Brasile direi) significa soprattutto campi per coltivare soja e pascoli per allevamento estensivo di vitelli da carne. Oggi la maggior parte della terra coltivata è organizzate in grandi proprietà, che spesso inglobano terre di cui non sono legittimamente proprietarie e la produzione è destinata soprattutto all’esportazione.
Molti movimenti sociali però richiedono una riforma agraria che privilegi una divisione in terreni più piccoli coltivati da famiglie. Il Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) è il principale attore di questa lotta, che porta avanti da anni, organizzando occupazioni (“assentamenti”) di terre pubbliche di cui i latifondisti si sono appropriati illegittimamente. Ho potuto conoscere l’assentamento Quintino Lira: una storia di 16 anni di molta lotta e di violenza messa in atto dai latifondisti per ostacolare le rivendicazioni del movimento, ma fronteggiata dalla resistenza di donne, uomini e bambini ben fermi sulle terre che possono finalmente coltivare.

Da Chieri – 6 settembre

Dopo un viaggio di quasi 24 ore mi ritrovo di nuovo al punto di partenza, nella casetta gialla da cui sono partito per la prima volta più di 7 mesi fa, a scrivere la mia ultima cartolina a chi mi ha accompagnato da lontano lungo la strada.
Mentre salutavo il verde della foresta con i suoi abitanti, il marrone del fiume con i suoi abitanti e il variopinto della città con i suoi abitanti, qualcuno mi diceva che è bello essere partiti sapendo di avere un posto in cui tornare. Ed è proprio così.
Sono ripartito dall’Amazzonia consapevole di avere appena appena messo il naso in un contesto di vita così straordinariamente ricco e complesso che  a stento posso dire di avere “conosciuto” qualcosa: ho appena sbirciato, ascoltato, intuito qualcosa. Eppure, se pur è poco ciò che posso dire di avere conosciuto e ancora meno il contributo che ho potuto concretamente dare io in questi mesi, il mio zaino di ritorno è bello pieno (un po’troppo pieno secondo l’aeroporto…) di tante storie e di tanti punti di vista nuovi che spero di poter condividere il più possibile con chi mi ha accompagnato da qui.
Ora è tempo di riconoscere tutta la ricchezza di questi mesi, ringraziare e ripartire per una nuova tappa del cammino che so bene da dove parte oggi, ma dove porterà sarà la strada stessa a svelarlo passo dopo passo, come un sinuoso corso d’acqua tra le isole fluviali amazoniche.
Ci vediamo presto!🙂

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