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Dichiarazione di Abu Dhabi nel contesto ciadiano

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LA DICHIARAZIONE DI ABU DHABI NEL CONTESTO CIADIANO

Nella fragilità della convivenza sociale che caratterizza il Ciad, il CEFOD – Centre d’Étude et de Formation pour le Développement opera sin dalla sua nascita nel 1967 per promuovere l’impegno sociale e politico, il dialogo interreligioso, la cultura della tolleranza

La Conferenza Episcopale del Ciad (CET), nel suo messaggio natalizio del 2019 incentrato sul tema: “Il Ciad che vogliamo”, ha invitato i ciadiani al rispetto reciproco e al vero dialogo interculturale e religioso, citando un estratto della Dichiarazione di Abu Dhabi, firmata da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Al-Tayyeb il 4 febbraio 2019, che afferma: “Il dialogo, la comprensione, la diffusione della cultura della tolleranza, dell’accettazione dell’altro e della convivenza tra gli esseri umani contribuirebbero notevolmente a ridurre molti problemi economici, sociali, politici e ambientali che assediano grande parte del genere umano”. Questa preoccupazione dei vescovi del Ciad è giustificata dalla fragilità della convivenza sociale nel Paese, che è segnata da molteplici polarizzazioni che hanno radici storiche.

Il Ciad si trova nel cuore del continente africano. È un paese multiconfessionale e multiculturale. Secondo l’ultimo censimento generale della popolazione del 2009, conta 13 milioni di abitanti, di cui il 58% musulmani, il 18% cattolici e il 16% protestanti, mentre il restante 8% pratica religioni tradizionali. La maggior parte degli abitanti del Nord sono musulmani mentre la maggior parte di quelli del Sud sono cristiani o praticano religioni tradizionali. Il Ciad ha una lunga storia di instabilità politica, conflitti armati e ricorrenti tensioni sociali dovuti a questioni etniche, religiose e politiche e porta ancora le cicatrici degli anni di guerra che ha attraversato. Ciò si traduce spesso in divisioni religiose e socio-culturali e in difficoltà nella convivenza pacifica.

Va notato, tuttavia, che a partire dagli anni ’90 il ritorno ad una relativa stabilità politica ha permesso al Paese di avviare un lento processo di democratizzazione. La volontà politica di promuovere la pace e la coesione sociale si è espressa attraverso l’adozione di norme costituzionali volte a favorire la convivenza. Tale volontà politica di promuovere la pace, il dialogo, la convivenza pacifica e la coesione sociale si è manifestata anche attraverso l’istituzione, con Decreto del Presidente della Repubblica del 17 novembre 2001, n. 341, della Giornata Nazionale di Preghiera per la Pace, la Convivenza pacifica e la Concordia Nazionale. Questa giornata, che si celebra ogni 28 novembre – data storica in cui il Paese celebra la proclamazione della Repubblica – è organizzata da una piattaforma interconfessionale composta dal Consiglio Superiore per gli Affari Islamici, dalla Conferenza Episcopale del Ciad e dall’Intesa delle Chiese e delle Missioni evangeliche in Ciad. L’obiettivo principale di questa giornata nazionale di preghiera per la pace è, da un lato, quello di riunire i fedeli delle tre principali confessioni religiose e gli uomini di buona volontà per invocare la pace e, dall’altro, di contribuire al dialogo interreligioso.

Fin dalla sua creazione nel 1967 il Centre d’Étude et de Formation pour le Développement (CEFOD) lavora per lo sviluppo integrale degli uomini e delle donne in Ciad. È impegnato a promuovere una società democratica, giusta e pacifica in cui i cittadini vivano uniti, in armonia e solidarietà, nel riconoscimento e rispetto delle differenze culturali, politiche e religiose. È aperto a tutti e mira a promuovere uno Stato di diritto che favorisca la partecipazione di tutti i cittadini, anche dei più emarginati, allo sviluppo del Paese. Con l’obiettivo di contribuire alla pace e all’armonia nazionale, il CEFOD ha posto tra le sue priorità il dialogo sociale, la cultura della tolleranza e l’accettazione dell’altro per promuovere la convivenza nel Paese.

Tra le sue iniziative più recenti vi sono:

  • la realizzazione, dal 15 al 24 novembre 2018, in collaborazione con Missio, di un colloquio sulle religioni in Ciad. Temi centrali del colloquio sono stati la storia dell’evangelizzazione in Ciad, l’arrivo e l’espansione dell’Islam, la situazione dei cristiani in Ciad, l’estremismo violento e le sue conseguenze sociali, il dialogo interreligioso, la libertà religiosa, la laicità, il ruolo e l’impatto dell’impegno sociale della Chiesa cattolica in Ciad;
  • la realizzazione, dal 12 giugno al 20 luglio 2019, di tre laboratori per lo scambio e la riflessione sulla pratica della diya in Ciad. La diya o “prezzo del sangue” è un termine arabo che indica una pratica musulmana che mina la convivenza interreligiosa. 138 partecipanti – tra leader religiosi (imam, sacerdoti, pastori), leader di comunità, capi tradizionali, autorità locali, responsabili eletti a livello locale e rappresentanti delle organizzazioni della società civile – hanno preso parte a questi laboratori in un clima di pace e di rispetto reciproco;
  • la pubblicazione nel maggio 2019 di uno studio sulle religioni e la violenza: il caso del Ciad;
  • l’implementazione nel 2020 del progetto attualmente in corso: “Formazione socio-politica dei giovani ciadiani“, sostenuto dal MAGIS, che permette di formare giovani di diverse confessioni religiose sull’impegno politico.

In un paese che registra una scarsa partecipazione giovanile alla vita politica, dove la corruzione mina costantemente la gestione trasparente della res publica, il ruolo del CEFOD, sostenuto dal MAGIS, diventa centrale perché è importante investire nella formazione delle giovani generazioni, affinché possano assumere il controllo del proprio futuro e, di conseguenza, di quello del Paese assicurando la tolleranza e la convivenza pacifica.

Ludovic Lado SJ, Direttore CEFOD

Allandiguita Nadjalngar, Responsabile progetto

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