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MAGIS Notizie Bilancio Sociale 2024: costruire insieme un futuro di speranza
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Bilancio Sociale 2024: costruire insieme un futuro di speranza

È scaricabile online il Bilancio Sociale 2024 della Fondazione MAGIS, un resoconto di quanto è stato possibile realizzare grazie alla collaborazione dei partner locali, Opere e reti dei gesuiti nel mondo, e grazie al supporto di tanti amici e sostenitori.
 
È soprattutto il resoconto dei miglioramenti che si sono compiuti nella vita di tante persone vulnerabili nei Paesi del Sud del mondo.
 
Nel 2024 sono stati realizzati 34 progetti di sviluppo in 17 Paesi. Sono state accompagnate 78.872 persone nella loro lotta per una vita più giusta e dignitosa, con pieno accesso ai diritti di base: salute, educazione, lavoro, giustizia sociale e ambientale, pace.
 
Persone come Rekha, undicenne appartenente ad una tribù emarginata dell’India, che passava le giornate a pascolare le capre e vagare senza meta. Grazie all’istruzione ora sa leggere, scrivere e far di conto, e desidera diventare infermiera per assistere le persone bisognose.
 
O Luciana, madre single in Madagascar, che ha appreso tecniche agricole adatte al cambiamento climatico e ora produce verdure da consumare e da vendere per mantenere la sua famiglia.
 
O Christian, giovane orfano analfabeta della Repubblica Democratica del Congo, che ha seguito un corso di alfabetizzazione e formazione professionale e ora fa il falegname.
 
O ancora come Muzgha, dodicenne del campo profughi di Herat, in Afghanistan, che nel Centro JRS ha trovato uno spazio sicuro e accogliente. È uscita dalla depressione e attraverso le sessioni di arte e gioco ha ritrovato la libertà di esprimere le proprie emozioni: “Quando sono qui, dimentico le cose difficili della mia vita e mi concentro su ciò che amo, l’arte e la recitazione. È un luogo dove posso ritrovare me stessa, una ragazza felice e piena di emozioni. Dove posso essere semplicemente Muzgha”.
 
Come Estelle in Ciad, 24 anni e madre di due bambini. Risultata positiva all’HIV durante una campagna di screening, è stata presa in carico ricevendo assistenza medica e psicosociale: “Ho iniziato a prendere i medicinali e già mi sento meglio. Essere sieropositiva non è una colpa e non devo vergognarmi. Posso continuare a vivere per me e per i miei figli e mi sento responsabile anche per chi ancora non conosce questa malattia. Lo dirò a tutte le donne che incontrerò: anche se siamo sieropositive possiamo vivere e non dobbiamo nasconderci.”

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