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Opera missionaria della Provincia Euro-Mediterranea dei gesuiti
MAGIS Educazione Cura della Casa comune e agricoltura ecologica
India,

Cura della Casa comune e agricoltura ecologica

Per migliaia di anni, quando si faceva agricoltura occupandosi della nostra casa comune, si poteva coltivare per sempre. Tale sistema oggi viene chiamato agroecologia, cioè la scienza applicata al campo dell’agricoltura. Il campo è nuovo, le pratiche sono antiche. Ma c’è un altro sistema chiamato agricoltura industriale, che non solo tratta l’agricoltura come un’attività industriale e non più come la cura della terra, ma utilizza i prodotti industriali, in particolare i prodotti chimici – usati per la guerra – come base dell’agricoltura.

Dal 1984 lavoro per risolvere questo rompicapo: perché stiamo distruggendo la terra? Perché la gente muore di fame? Perché ci sono conflitti? Perché l’acqua sta scomparendo? Perché scompaiono le api e gli impollinatori? Perché la terra viene “desertificata” e mi sono resa conto in che in realtà l’agricoltura industriale non ha una visione di sistema, una visione olistica di come funziona il suolo, come funzionano le piante, come funzionano gli impollinatori, come si creano i parassiti e le erbacce, cosa c’è nel nostro cibo. Non ha assolutamente nessuna idea di tutto ciò. Il suolo è diventato un contenitore vuoto per i fertilizzanti sintetici.

Per 33 anni ho protetto i semi, impedendo i brevetti perché i semi non sono invenzioni, impedendo gli ogm. Siamo riusciti a far approvare leggi in India su questo. Siamo un’unica comunità. Le altre specie non sono inferiori a noi. Le altre persone non sono inferiori a noi. Le persone di un colore diverso, persone di una razza diversa, le donne non sono inferiori all’uomo.

Ho fatto delle riflessioni ecologiche anche sul coronavirus. Non è che un virus è uscito dal nulla. Delle 300 nuove malattie infettive negli ultimi 50 anni; sono tutte sono scaturite dal fatto che non rispettiamo la diversità nella nostra casa comune. SARS, MERS, Zika, Ebola, Corona, sono tutte scaturite dall’invasione dell’agrobusiness. Ci viene sempre detto che l’agricoltura industriale produce di più ma si è dimostrato essere molto, molto falso. L’80% del cibo che mangiamo oggi proviene da piccoli agricoltori. Solo il 20% proviene dalle grandi fattorie che stanno invadendo l’Amazzonia e le case dei popoli indigeni; invadendo le foreste indonesiane e distruggendo gli habitat delle specie selvatiche.

Stiamo misurando la cosa sbagliata per dire che stiamo producendo più cibo. Misuriamo la resa per ettaro senza contare quanta sostanza chimica, quanta energia, quanta acqua si utilizza e la qualità del cibo che si produce che è vuoto dal punto di vista nutrizionale. Ho deciso così di misurare la biodiversità. Abbiamo fatto uno studio importante nel corso degli anni, abbiamo fatto un’analisi della biodiversità, i dati li abbiamo tradotti in tabelle nutrizionali.

Se ci prendiamo cura della nostra casa comune, coltiviamo la biodiversità e alimentiamo due volte la popolazione dell’India. Le cifre sono scioccanti. Ogni anno, 80.000 bambini sotto i cinque anni muoiono per mancanza di cibo. Il ventiquattro per cento degli indiani è affamato, non perché la terra non ci fornisca cibo, non perché non abbiamo sistemi agroecologici in grado di farlo, ma perché l’avidità dell’agro business continua a mettere radici. A causa dell’agricoltura industriale, il 75% dei suoli è distrutto, il 75% della terra è distrutto, il 75% della terra è distrutto, il 75% dell’acqua è distrutto, il 90% della biodiversità è distrutto, e il 50% dei gas serra che distruggono il clima provengono dai sistemi agricoli e alimentari industrializzati e globalizzati.

Ora abbiamo un’opzione: seguire l’agroecologia e non l’agrobusiness – agricoltura intensiva e industriale. Cosa fa l’agroecologia? Ci ricorda che condividiamo questa terra con altre specie. Pertanto, l’agricoltura deve essere per la creazione con altre specie, e quando si lavora con gli organismi del suolo, si produce più cibo. Coltiviamo orti ovunque. Trasformiamo le nostre terre in giardini di nutrimento. Io li chiamo giardini della speranza. Insegneranno alle nostre scuole, ai nostri figli, ai nostri collegi a imparare a prendersi cura della nostra casa comune. Possono essere estensioni delle aule. Nessuno soffrirà più la fame. Abbiamo bisogno di mani, testa e cuore per prenderci cura della nostra casa comune. Perciò abbiamo bisogno di un’agricoltura che sia un’agricoltura ecologica.

Breve estratto del contributo che la Dott.ssa Vandana Shiva, Direttrice di Navdanya Internationa,l ha offerto durante il primo episodio della nuova serie di webinar sull’ecologia dal titolo “Protecting Earth-Our Common Home: Reviving Agro Ecology” organizzato da Ecojesuit https://www.youtube.com/watch?v=PVUxwRXi3vs&feature=youtu.be 

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