Per far fronte all’emergenza “migranti di ritorno” il MAGIS supporta le attività messe in campo dai gesuiti della Provincia di Ranchi, nello stato del Jharkhand, per garantire assistenza ai lavoratori migranti che stanno ritornano nelle loro case, nelle zone rurali e villaggi a causa del lockdown scattato nelle città indiane per far fronte all’emergenza coronavirus.

Il progetto prevede l’allestimento di 4 centri di assistenza e accoglienza presso strutture già esistenti (scuole e centri dei Gesuiti), dove i migranti di rientro saranno sottoposti ad una prima osservazione a carattere sanitario per evitare il rischio che, avendo vissuto nelle grandi città ammassati in sobborghi, possano aver contratto il virus ed essere vettori di contagio nelle aree rurali per ora esenti. Ciò sarebbe una catastrofe immane per le zone rurali che non hanno ospedali o centri sanitari per far fronte a tale situazione.

Nei 4 centri sarà garantita la distribuzione di cibo e di derrate alimentari, in caso di necessità è prevista l’assistenza sanitaria e l’accompagnamento presso l’ospedale più vicino. Verranno distribuiti kit per l’igiene personale (sapone, spazzolino, dentifricio ecc..) e dispositivi di protezione (mascherine, guanti, igienizzanti). Inoltre sarà avviata una campagna informativa di prevenzione rivolta alla popolazione sulle misure da adottare per evitare i contagi da coronavirus.

Saranno distribuite razioni di cibo anche alle famiglie più povere dei villaggi.

Dove

Ranchi, Jharkhand, India

Periodo

Destinatari

Migliaia di migranti lavoratori indiani

Contributo

Contributi privati

Contesto

Per contrastare la diffusione del Covid-19 anche l’India ha imposto il lockdown, ha chiuso tutte le attività non essenziali, imposto il blocco totale dei trasporti e richiesto alla popolazione il distanziamento sociale. I lavoratori dei settori informali, lavoratori a giornata senza contratto e senza previdenza sociale, per lo più proveniente dalle zone rurali Jharkhand, Bihar, Uttar Pradesh, si sono ritrovati da un giorno all’altro senza lavoro senza cibo e senza un alloggio. Non potendo accedere ai programmi di assistenza emergenziali previsti dal governo in quanto privi dei documenti idonei, si sono mossi in massa per tornare a piedi verso i villaggi d’origine. Migliaia di persone (uomini donne e bambini) si sono messi in cammino per giorni, facendo anche oltre 200/300 km a piedi per raggiungere le proprie case, per tornare al villaggio. Un vero e proprio esodo umano che conta già molti morti per stenti, fatica, fame e sete.  


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