Il progetto della gestione degli orti prevede la donazione di terreni alle donne dalla parrocchia o, come nel villaggio di Koubo, da un privato. In ogni caso la proprietà della terra passa a un gruppo di donne che si organizzano in associazioni, guidati da un comitato di gestione presieduto da un presidente che fornisce indicazioni sulla gestione dell’orto. L’organizzazione del lavoro non è sempre la stessa: a volte, ogni donna gestisce singolarmente un piccolo lotto di terra mentre, in altri casi, la gestione è comunitaria e le donne si ripartiscono compiti e responsabilità, sostengono insieme le spese, i rischi e dividono il ricavato.

I risultati positivi. Gli ortaggi prodotti consentono di introdurre nuovi alimenti nella dieta che è a base quasi esclusivamente di polenta di miglio e salse cotte, arricchendola di importanti vitamine. Gli orti permettono poi alle donne di garantire non solo l’autosufficienza alimentare della famiglia, ma anche lo sviluppo di piccole attività di commercio di ortaggi nel mercato dello stesso villaggio o in villaggi limitrofi.

Mentre la cura degli orti è demandata prevalentemente alle donne, la realizzazione dei pozzi posti all’interno di ogni orto, è garantita dalla popolazione locale e dai comitati di villaggio con forte spirito collaborativo.

«Gli orti comunitari rappresentano una sfida nel sistema agricolo, alimentare e sociale dei villaggi in Ciad sia per le donne che per l’intera comunità»,  garantisce padre Franco Martellozzo, missionario gesuita in Ciad, da sempre in prima linea nel promuovere l’empowerment femminile.

 

Dove

Mongo, Tchad

Periodo

2015 - 2025

Destinatari

Il progetto si rivolge alle donne. Si tratta di una scelta precisa, voluta tanto dai missionari in loco, quanto dagli operatori del Magis. L’idea è quella di promuovere l’emancipazione femminile e, attraverso le donne, creare un circuito positivo di sviluppo.

Contributo

 

Contesto

Coltivare un orto in Ciad non è semplice. Siamo in mezzo al Sahel e bisogna strappare la terra al deserto per darle vita. E così è necessario tagliare e bruciare le sterpaglie e, una volta ripulito, il terreno va diviso in piccoli lotti o particelle. Successivamente è necessario irrigare la terra. E, anche in questo caso, l'operazione non è semplice. L’acqua viene presa dai pozzi con secchi issati con la sola forza delle braccia. La terra viene poi inumidita con le mani, per poi ararla con pale o rastrelli.


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